Tuesday 7 February 2012

ERETICI E CORSARI - L'appartenenza è avere gli altri dentro di sè


Venerdì 3 dicembre alcuni studenti del Liceo Guardini hanno ricevuto questa inaspettata sorpresa nel partecipare al meraviglioso spettacolo di Giorgio Gallione, ERETICI E CORSARi. I testi di P.Paolo Pasolini, G.Gaber e S.Luporini perfettamente resi satira infuocata da Neri Marcorè e Claudio Gioè.
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Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975) e la coppia Giorgio Gaber (1939 – 2003) – Sandro Luporini (1930) segnarono non poco la cultura e lo spettacolo degli anni settanta. Lo fecero indicando la via di un’opposizione disarmata ma radicale all’Italia consumista, solo parzialmente moderna, politicamente viziosa che si stava costruendo e che troverà sbocco e maligna fioritura nel craxismo del decennio successivo. Partendo da questa constatazione Giorgio Gallione ha sviluppato l’idea centrale di Eretici e corsari sommando le suggestioni di un famoso libro dello scrittore e regista (Scritti corsari, 1975) alle venature trasgressive tipiche del lavoro dell’inventore del teatro canzone.
Eretici e corsari: “per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla”
Eretici e corsari’ è un reading-spettacolo tratto dall’opera di Giorgio GaberSandro Luporini e Pier Paolo Pasolini. Il sipario si apre su uno scenario buio dal quale emergono quattro musicisti giovani e bravissimi: due violinisti, un violoncellista e una flautista che talvolta suona una percussione. Entrano nel cuore di tutti con una musica affascinante, a metà fra il classico e il moderno. Daranno luce e colore a tutto lo spettacolo, perfino nei momenti di silenzio musicale, utile a dar risalto alle parole di Giorgio Gaber, pronunciate con toni perfetti e spesso cantate con maestria a Neri Marcorè e le parole, taglienti e desolate di Pier Paolo Pasolini, pronunciate con calma mista a furore da un partecipativo Claudio Gioè. La regia di Giorgio Gallione, del Teatro dell’Archivolto di Genova, che ha prodotto lo spettacolo insieme alla Fondazione Giorgio Gaber, ha un’incredibile responsabilità nell’averne fatto uno spettacolo indimenticabile.
La volontà di unire assieme sul palco due figure apparentemente distanti non è sciocca: entrambi sono stati rappresentanti del loro tempo, entrambi sono stati intellettuali, anche se diversamente impegnati. Dello scrittorePasolini sono stati scelti brani roventi e controversi, pubblicati negli anni ’70 dal Corriere della Sera, i suoi celebri ‘Scritti Corsari’ che sembrano duettare con le canzoni di Gaber all’incirca di quella stessa epoca, quando il cantautore milanese si era dedicato al Teatro e alla canzone ‘impegnata’, diventando un simbolo del disagio giovanile, della protesta che infuriava sulle piazze, ma era dialogante, quasi buonista, direbbero oggi i soliti cretini. Semplicemente, Gaber era un non violento ma non digeriva tutto lo schifo che vedeva attorno a sé, nemmeno fra i suoi stessi coetanei e si esprimeva senza peli sulla lingua. Pasolini è stato scrittore, autore e regista di film che hanno sempre sollevato polveroni, giudicati come opere d’arte oppure robaccia, quasi senza mezzi termini a seconda dei pareri personali, ma hanno lasciato un segno indelebile. La maggior parte dei testi sono tratti dall’ultima intervista a Furio Colombo “Siamo tutti in pericolo”, poche ore prima di essere assassinato il 1 novembre 1975.
Neri Marcorè ha un passato di attore televisivo di successo, vedi ‘Tutti pazzi per amore’ ma anche sul grande schermo gli va bene ed è apprezzato pure se parla di libri ai ragazzi in tv. A teatro aveva già presentato ‘Un certo signor G’, che deve avergli fatto amare il buon Gaber. Per quanto lui, nato nel ’66, quando stavano per esplodere la rivoluzione sessuale e quella studentesca, di Gaber deve aver solo sentito parlare. Beh, oggi ci sono i dvd e tutti sanno tutto, ma il modo in cui Marcorè non imita affatto Gaber ma lo interpreta, scandendo perfettamente ogni singola parola che pare scagliata contro il cielo a mo’ di fulmine e come fiamma incandescente traccia un solco pure nelle nostre coscienze ed è perfetto.
L’appartenenza non è un insieme casuale di persone – non è il consenso a un’apparente negazione. L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi”. Giorgio Gaber – La canzone dell’appartenenza
Impossibile non rendersi conto di quanto Gaber debba aver letto e apprezzato Pasolini, per quanto fra loro non risulta mai esserci stato un incontro personale. Ma quando Claudio Gioè parla con le parole dello scrittore morto massacrato a Roma oltre trent’anni fa, quando dice “…è giunta l’ora di trasformarsi in contestazione vivente” dopo aver descritto il vuoto della politica e dei politicanti, gli risponde Marcorè cantando i brani più celebri tratti dai dialoghi lucidi e ancora oggi profetici di un artista che manca moltissimo. Entrambi poi parlano di cancro, quello rappresentato dal consumismo e dal capitalismo, che distrugge secoli di civiltà contadina italiana trasformando tutti, perfino i poveri, in consumisti e accumulatori di oggetti inutili, superflui. Cancro odiato quanto quello che vive dentro, che ha roso Gaber ma non gli ha impedito di vedere la realtà. Pasolini racconta della sua vita “in cui ho raggiunto il successo, una cosa discreta ma sufficiente per capire che è l’altra faccia della persecuzione”. E del resto, sempre come sostiene Pasolini: Primo dovere di uno scrittore è non temere l’impopolarità”
Lo sviluppo e il progresso devono coincidere, ricorda Pasolini con la voce di Gioè e parla di beni superflui, così tanto pubblicizzati dai media già allora, che “portano alla miseria e diventano corruttori. I beni superflui rendono superficiali e vuota la vita”.
Si tratta di una finestra sull’intelligenza, la capacitò di analisi mista a umorismo e perfino a satira, come l’ultimo stralcio scelto in chiusura, Io se fossi Dio, che dice: “Io se fossi Dio
dall’alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare Platone
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione”. Conclude con la fine della versione del 1991, la seconda: “Forse io come Dio, come Creatore
queste cose non le dovrei nemmeno dire,
io come Padreterno non mi dovrei occupare
né di violenza né di orrori, né di guerra
né di tutta l’idiozia di questa terra
e cose simili.
Peccato che anche Dio
ha il proprio inferno
che è questo amore eterno
per gli uomini”.
Alcuni stralci dello spettacolo visionabili a questi link:
Libri su Pasolini
0.Pier Paolo Pasolini Eagle Pictures, 2003
0.Invito alla lettura di Pier Paolo Pasolini Mannino Vincenzo ; Mursia (Gruppo Editoriale)
0.Ragazzi di vita Pasolini P. Paolo ; Garzanti Libri
0.Una vita violenta Pasolini P. Paolo ; Garzanti Libri
0.Poesie. Con CD-Audio Pasolini P. Paolo; Lombardi Sandro ; Garzanti Libri
dvd di Gaber
0.Giorgio Gaber. Storie del signor G Edel, 2005 Principali interpreti: Giorgio Gaber
libri su Gaber
Giorgio Gaber 1958-2003. Il teatro e le canzoni Jachia Paolo ; Editori Riuniti

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