Wednesday 23 February 2011

L’educazione in Edith Stein

Il problema educativo è molto sentito dalla Stein ed è per tale motivo che lo affronta in molte opere, con grande competenza e rigore d’indagine.
Prima di prendere in esame la questione è necessario, tuttavia, soffermarsi sul bagaglio culturale fenomenologico che la Stein possedeva e che ha indubbiamente utilizzato, in maniera più o meno consapevole, nell’indagine delle questioni in esame.
Husserl, fondatore della fenomenologia, di cui la Stein è prima allieva e poi assistente, non ha affrontato direttamente questioni squisitamente educative[1], ma all’interno delle sue riflessioni vi sono delle indicazioni che sono estremamente interessanti se utilizzate sotto l’aspetto eminentemente formativo. Infatti, una prima questione a cui la fenomenologia potrebbe immediatamente dare risposta è quella della natura della filosofia dell’educazione, una disciplina piuttosto complessa in quanto si potrebbe correre il rischio di confonderla con la pedagogia, i cui contributi, tuttavia, per quanto non propriamente teorici, hanno avuto di frequente un notevole impatto sulle questioni educative generali. 

Tuesday 22 February 2011

SCRIVERE PER LA MATURITA’

tracce di esame di maturità...
appunti tratti da una lezione tenutasi a un piccolo gruppo di studenti delle scuole medie superiori, corso maturandi...

Relatore: Nella vostra vita si presenta l’occasione di questo esame e uso la parola occasione in modo convinto. Per qualsiasi ragione siate andati a scuola fino ad ora, questa è una nuova occasione per approfondire questa vostra ragione. C’è il motivo contingente, dato dalla necessità di completare un ciclo di studi, ma c’è un motivo più vero, che voglio suggerirvi, quello che c’è nel vostro cuore: conoscere il mistero che c’è nella realtà, cioè capire le connessioni, i problemi, approfondire i fatti, ricercare sempre più in profondità.

Sunday 13 February 2011

IL GIOVANE


La persona vivente è in ogni fase della sua vita, un uomo, a condizione che la singola fase sia autenticamente e pienamente vissuta secondo il suo senso profondo (il vero bambino non è meno uomo del vero adulto). Sia per la storia generale, sia per la storia individuale, è sbagliato fare di una precisa fase della vita lo scopo delle fasi precedenti. Il bambino, qualora sia visto solo nella prospettiva di diventare adulto e venga influenzato in tal senso, non può nemmeno diventare un vero adulto.
La crescita è un cammino, un cammino nel divenire. La forma di vita di una crescita protetta da ogni parte non ritornerà mai più. Tuttavia, nella totalità della vita, essa è necessaria. In questa fase si costituisce lo strato dell’inconscio, che in seguito sosterrà tutto. L’uomo non vedrà mai più il mondo come lo vedeva da bambino. Il mondo, che gli si presenta più tardi realistico, acquista chiarezza solo sulla base dell’unità dell’esistenza sperimentata da bambino.

Thursday 3 February 2011

PER GUSTARE DI PIU' LA GIOVINEZZA


Il tempo della lettura è un tempo di contemplazione ed è anche il tempo dell’attenzione e dell’interesse per tutto ciò che è umano, attraverso i secoli e per tutti gli spazi e i luoghi e le lingue e le civiltà del mondo in cui viviamo. E’ naturale che si sia sempre più ristretto, in senso reale e in senso ideale, in un’età, quale è la nostra, dove il primato è dato all’azione e quel che si legge finisce per essere soltanto ciò che è di moda, ciò che è attuale, ciò che sarebbe colpa sociale non conoscere, anche se è così effimero da non durare oltre la stagione in corso. Leggere significa, al di là delle mode e dell’attualità, in primo luogo una scelta fra il fare un’esperienza attiva del mondo e, invece, il fare un’esperienza puramente passiva, indotta, servile.
La lettura dovrebbe essere quanto più possibile slegata da scopi troppo pratici e immediati: la conoscenza del mondo ha da esserne, appunto, il fine, non l’occasione della moda o dell’obbligo scolastico.
Inoltre la lettura deve essere un modo di approccio non soltanto a ciò che è diverso da noi (magari anche opposto), ma pure appartiene all’esperienza e alla storia dell’uomo, quanto anche a ciò che è grande. Si è molto, ahimè, dissacrato in questi anni, e così si è perso il senso della grandezza di chi ha saputo dare agli uomini messaggi fondamentali per la loro storia e la loro vita: e così tanto spesso o la lettura consigliata nella scuola ha riguardato i minimi tra i contemporanei, quelli che si può benissimo non leggere senza essere affatto diminuiti nella propria umanità, oppure ha riguardato, sì, i grandi, ma irrisi, beffati, sprezzati, perché non alla moda, non “moderni”, non attuali, soprattutto (ed è il delitto peggiore) non partecipi dell’ideologia dell’insegnante. [….]
Eppure la lettura è anche l’esperienza di ciò che è maggiore di noi, più vivo, più profondo, più illuminante, più vero: è esperienza di grandezza, appunto, e senza la consapevolezza che c’è stato e c’è qualcosa di grande e di superiore a noi e ai nostri tempi e ai nostri problemi e ai nostri affanni si finisce davvero piccoli, deboli, fragili, ma senza saperlo e, di conseguenza, presuntuosi e superbi e ciechi di fronte alla realtà spesso miserabile della nostra storia (e capaci perfino di prendere sul serio le vicende di essa più ridevoli: i discorsi dei segretari dei partiti, gli inganni di chi ci propina, per ragioni commerciali o per oppressione politica, mode e parole d’ordine).

Giorgio barberi Squarotti, “il sabato” 13/03/1982