proud to be barbarian!
Tra le montagne più belle del mondo, ai confini tra l’Italia e
l’Austria, il Tonalestate ci invita, anche quest’anno, a passare le vacanze in
sua compagnia e, all’interno di queste vacanze, a incontrare le esperienze di
intellettuali, artisti, letterati, scienziati, uomini di cultura e di azione
che dedicano la loro vita e i loro talenti per rendere il mondo più umano e più
abitabile.
Quest’anno, il Tonalestate riesce a darci un benefico stupore, sia per la scelta del
tema, – “la ragione” – , antichissimo quasi quanto il mondo e oggi di urgente
necessità (“la patologia della ragione
non è stata ancora scritta” dice un noto filosofo contemporaneo), sia per la stravagante, inusuale
e respirante indocilità del manifesto: un invito, al contempo laico e santo, che
esce dalla voce e dai colori prorompenti e ricchi di domanda di due uomini fuori
del comune, Cesare Pavese e Vincent Van Gogh, uomini dotati di insolito talento,
di grande intelligenza e di vera umanità, i quali, con la loro lunga e provata
pazienza, ci aprono gli occhi su molti nostri modi di vivere che non hanno
senso.
Siamo
d’accordo con Jean Delumeau quando afferma che “nous ne sommes pas un siècle à paradis”: quali scelte, dunque, sono ragionevoli e quali sono
irragionevoli in un tempo come il nostro?
Sappiamo di non voler essere né complici né vittime di un contesto
sociale che sembra muoversi con l’unico scopo di rovinarci le notti, di
distruggerci i giorni e di farci vivere un innaturale isolamento, un contesto
che spesso ci assorda e ci confonde. Con le immagini, la musica e gli slogan ad
effetto che han preso il posto della parola e pertanto del dialogo, qualcuno o
qualcosa (un tempo, si diceva “il sistema”) ci spinge a starcene a casa nostra,
a coltivare un tipo speciale di miseria e di orticello; ci spinge a forme di
protesta che si sa che son perdenti in partenza; ci spinge a diffidare dell’altro e degli
altri; ci spinge ad avere un profondissimo rispetto per l’indifferenza; ci
spinge a discutere su questioni che niente hanno a che vedere col bene comune e
persino ci obbliga a batterci per una patria che non è la nostra. In che modo
potremo non essere né vittime né complici di un sistema tanto lontano da quel
paradiso cui il cuore di ogni uomo anela magari senza saperlo?
Che tipo di “barbaro” saprà
far crollare il potere incalcolabile delle nefaste corporazioni (e dei governi
purtroppo loro solidi alleati) che decidono chi deve soffrire e chi no, chi
deve mangiare e chi no, chi deve soccombere ai bombardamenti e chi invece deve
cercare di vincere la noia costi quel che costi? Che tipo di barbaro saprà
consolare il disagio profondo di chi è obbligato a migrare non certo per
turismo ma nella speranza di incontrare pane, pace e lavoro? Il Tonalestate, nel suo manifesto, alza un inno di
ringraziamento a questo sconosciuto “barbaro” che non vive come un bruto. Lo fa
per tante ragioni, tutte da scoprire insieme. E vuole anche, in questo modo,
rendere omaggio a un bellissimo giornale, dal titolo appunto “Il barbaro”, che il
professor Giovanni Riva fondò molti anni fa, anticipando così quel feel the bern
che seppe allietarci e ci allieta con la sua operativa e incrollabile speranza.
No comments:
Post a Comment