Wednesday, 25 September 2013

Quando il miglior insegnante non ha un diploma


Fin dalla indimenticabile e drammatica scena di apertura del film di Falardeau ci accorgiamo che questa è una scuola dove c’è qualcosa che non va; l’insegnate più popolare, amata dai suoi ragazzi, ha deciso di “gettare la spugna” con la vita.
Ma l’imprevisto arriva; tra la neve e il gelo di una Montreal paralizzata dallo shock di questa morte inspiegabile (così come dal gelo invernale) arriva il caldo abbraccio di Monsieur Bachir Lazhar, il supplente, emigrato dal nord Africa. Anche per lui la vita non è stata facile; non sapremo mai quali tragedie ha vissuto e hanno portato alla perdita della sua famiglia, ma questi ragazzi gli offrono la possibilità di ricominciare a vivere. Il prendersi cura di loro gli offre la possibilità di ricominciare a vivere.
Proprio lui, che non aveva né titoli, né diplomi, né esperienza, è il vero educatore.



A ispirare il regista canadese è il dramma teatrale “Bashir Lazhar” di Évelyne de la Chenelière. La sua trasposizione cinematografica è stata un trionfo al Festival di Locarno 2011 dove ha conquistato il Premio del Pubblico ed il premio Variety Piazza Grande Award. Premi davvero meritati, si, perché Falardeau si è addossato un compito per niente facile, quello di narratore attento di un mondo così complesso e delicato come quello dei bambini e in particolare della scuola. All’interno di questo spazio limitato si intreccia la figura del maestro, Bachir Lazhar, interpretato da Mohamed Fellag, alla vicenda poco felice di una classe elementare di un istituto del Montreal, turbata dal suicidio della propria insegnante. Avendo appreso la notizia sul giornale Lazhar, immigrato algerino di 55 anni, si presenta nella scuola per offrirsi come supplente, pur non avendo esperienze in questo campo lavorativo. Immediatamente assunto per sostituire la povera scomparsa, si ritrova in un contesto del tutto nuovo e per di più in crisi, mentre è costretto al contempo ad affrontare un dramma personale: superare la morte della sua famiglia, distrutta dalla violenza inaudita del suo paese natale.
La sua improvvisata professione, quella di docente, di per sé non facile, risulta ancora più complicata perchè costretto ad affrontare la tematica della morte con i bambini. La sua, è una responsabilità tosta: affiancare all’aspetto pedagogico una vicinanza emotiva agli alunni non indifferente. Egli prova goffamente a imitare i gesti delle colleghe, che questo mestiere lo svolgono da tempo. La moderna scuola occidentale, poi, è frequentata da bambini svelti e precoci con dei genitori esigenti, orari ferrei, precisi programmi e regolamenti ministeriali. Poco a poco Bachir impara a misurarsi con i suoi alunni, accompagnandoli nel processo di guarigione.
Attraverso i suoi tentavi, spesso maldestri, di impostazione delle lezioni: dettati e letture di Honoré de Balzac, forse fin troppo seri per dei bambini così piccoli, non si può che non apprezzare la figura di Lazhar, un uomo solo ma dotato di un notevole bagaglio culturale che gli permette di portare avanti credibilmente il suo ruolo. Adorato dai bambini, riesce in maniera straordinaria ad entrare in armonia con loro cercando di scavare nei dolorosi e ancora vivi ricordi per favorire la rimozione del tragico evento.
Senza forzare i parallelismi, la vicenda unisce la storia personale di Bachir con il suo amore per i ragazzi, soprattutto per il fatto che il dolore di Simon, uno dei due ragazzini cui Bachir si affeziona di più, è molto più complesso e profondo di quanto sembri in apparenza. Quando la verità, alla fine, viene fuori, in un mare di lacrime, con le parole che vengono dal cuore del ragazzo ci fa capire come facilmente i ragazzi possano torturarsi per colpe di errori e peccati immaginari.
Bachir non riesce a seguire le regole; quando la classe ha bisogno del suo aiuto, egli gli procura una guarigione, facendo parlare insieme i ragazzi del suicidio. È un grande passo avanti. Il suo coraggio e la sua attenzione per i ragazzi sono sorprendenti. “Non cercate di trovare un significato nella morte di Martine; non c’è.” Questo dice ai ragazzi: “la classe è un luogo di amicizia, di lavoro, di gentilezza, un luogo di vita”.
Dopo l’indimenticabile “L’attimo fuggente” e il più recente “La classe - Entre les murs” era da tanto tempo che non si vedeva una bella pellicola girata tra i banchi di scuola. Felaurdeau senza troppa presunzione ha cercato di creare un’immagine fruibile da qualsiasi tipo di pubblico ma che attirasse per l’eleganza e l’immediatezza; la sua è una regia apparentemente molto semplice ma in realtà assai curata e ricercata.

 (Bachir Lazhar) Monsieur Lazhar Regia: Philippe Falardeau - Cast: Fellag, Sophie Nélisse, Danielle Proulx, Jules Philip, Émilien Néron - Genere: Drammatico, colore, 94 minuti - Produzione: Canada, 2011



A cura dell’Associaizone The Great Teachers 

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