Fin
dalla indimenticabile e drammatica scena di apertura del film di Falardeau ci
accorgiamo che questa è una scuola dove c’è qualcosa che non va; l’insegnate
più popolare, amata dai suoi ragazzi, ha deciso di “gettare la spugna” con la
vita.
Ma
l’imprevisto arriva; tra la neve e il gelo di una Montreal paralizzata dallo
shock di questa morte inspiegabile (così come dal gelo invernale) arriva il
caldo abbraccio di Monsieur Bachir Lazhar, il supplente, emigrato dal nord
Africa. Anche per lui la vita non è stata facile; non sapremo mai quali
tragedie ha vissuto e hanno portato alla perdita della sua famiglia, ma questi
ragazzi gli offrono la possibilità di ricominciare a vivere. Il prendersi cura
di loro gli offre la possibilità di ricominciare a vivere.
Proprio
lui, che non aveva né titoli, né diplomi, né esperienza, è il vero educatore.
A
ispirare il regista canadese è il dramma teatrale “Bashir Lazhar” di Évelyne de
la Chenelière. La sua trasposizione cinematografica è stata un trionfo al
Festival di Locarno 2011 dove ha conquistato il Premio del Pubblico ed il
premio Variety Piazza Grande Award. Premi davvero meritati, si, perché
Falardeau si è addossato un compito per niente facile, quello di narratore
attento di un mondo così complesso e delicato come quello dei bambini e in
particolare della scuola. All’interno di questo spazio limitato si intreccia la
figura del maestro, Bachir Lazhar, interpretato da Mohamed Fellag, alla vicenda
poco felice di una classe elementare di un istituto del Montreal, turbata dal
suicidio della propria insegnante. Avendo appreso la notizia sul giornale
Lazhar, immigrato algerino di 55 anni, si presenta nella scuola per offrirsi
come supplente, pur non avendo esperienze in questo campo lavorativo.
Immediatamente assunto per sostituire la povera scomparsa, si ritrova in un contesto
del tutto nuovo e per di più in crisi, mentre è costretto al contempo ad
affrontare un dramma personale: superare la morte della sua famiglia, distrutta
dalla violenza inaudita del suo paese natale.
La
sua improvvisata professione, quella di docente, di per sé non facile, risulta
ancora più complicata perchè costretto ad affrontare la tematica della morte
con i bambini. La sua, è una responsabilità tosta: affiancare all’aspetto
pedagogico una vicinanza emotiva agli alunni non indifferente. Egli prova
goffamente a imitare i gesti delle colleghe, che questo mestiere lo svolgono da
tempo. La moderna scuola occidentale, poi, è frequentata da bambini svelti e
precoci con dei genitori esigenti, orari ferrei, precisi programmi e
regolamenti ministeriali. Poco a poco Bachir impara a misurarsi con i suoi
alunni, accompagnandoli nel processo di guarigione.
Attraverso
i suoi tentavi, spesso maldestri, di impostazione delle lezioni: dettati e
letture di Honoré de Balzac, forse fin troppo seri per dei bambini così
piccoli, non si può che non apprezzare la figura di Lazhar, un uomo solo ma
dotato di un notevole bagaglio culturale che gli permette di portare avanti
credibilmente il suo ruolo. Adorato dai bambini, riesce in maniera
straordinaria ad entrare in armonia con loro cercando di scavare nei dolorosi e
ancora vivi ricordi per favorire la rimozione del tragico evento.
Senza
forzare i parallelismi, la vicenda unisce la storia personale di Bachir con il
suo amore per i ragazzi, soprattutto per il fatto che il dolore di Simon, uno
dei due ragazzini cui Bachir si affeziona di più, è molto più complesso e
profondo di quanto sembri in apparenza. Quando la verità, alla fine, viene
fuori, in un mare di lacrime, con le parole che vengono dal cuore del ragazzo
ci fa capire come facilmente i ragazzi possano torturarsi per colpe di errori e
peccati immaginari.
Bachir
non riesce a seguire le regole; quando la classe ha bisogno del suo aiuto, egli
gli procura una guarigione, facendo parlare insieme i ragazzi del suicidio. È
un grande passo avanti. Il suo coraggio e la sua attenzione per i ragazzi sono
sorprendenti. “Non cercate di trovare un significato nella morte di Martine;
non c’è.” Questo dice ai ragazzi: “la classe è un luogo di amicizia, di lavoro,
di gentilezza, un luogo di vita”.
Dopo
l’indimenticabile “L’attimo fuggente” e il più recente “La classe - Entre les
murs” era da tanto tempo che non si vedeva una bella pellicola girata tra i
banchi di scuola. Felaurdeau senza troppa presunzione ha cercato di creare
un’immagine fruibile da qualsiasi tipo di pubblico ma che attirasse per
l’eleganza e l’immediatezza; la sua è una regia apparentemente molto semplice
ma in realtà assai curata e ricercata.
(Bachir Lazhar) Monsieur Lazhar Regia:
Philippe Falardeau - Cast: Fellag, Sophie Nélisse, Danielle Proulx, Jules
Philip, Émilien Néron - Genere: Drammatico, colore, 94 minuti - Produzione:
Canada, 2011
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