Saturday, 15 September 2012

La rosa bianca - Sophie Scholl

( tit.orig. SOPHIE SCHOLL - DIE LETZEN TAGE)
Germania, 2005, biografico-drammatico, di Marc Rothemund, con Julia Jentsch, Gerald Alexander Held, Fabian Hinrichs 


Dall'arresto all'esecuzione, gli ultimi giorni di vita di Sophie Scholl, una giovane studentessa tedesca che insieme al fratello e pochi altri, nel 1943 in Baviera, animò il movimento antinazista della "Rosa bianca". Rothemund segue la strada di riallacciarsi alla tradizione romantica tedesca, ponendo l'accento sulla giovinezza come categoria dello spirito nella chiave di una scelta di purezza assoluta a costo della morte. (“Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra coscienza!”). Le scene che confrontano un lungo interrogatorio la Scholl a un implacabile inquisitore della Gestapo, il quale forse avvinto dalla fermezza interiore della prigioniera tenta paradossalmente di suggerirle una via di salvezza rimandano al teatro ideologico di Schiller, sempre in sospetto di schematismo: ma la struggente eroina, che rifiuta ogni compromesso affinché il suo gesto risulti esemplare, impone sullo schermo una vibrante nota di emozione.
Lo stile del film è secco, privo di retorica o sentimentalismo: e i duellanti sono incarnati da un paio di eccezionali talenti del teatro di Monaco, Julia Jentsch e Alexander Held, attento a far trapelare la contraddittoria umanità del funzionario. E mentre lei porge il collo alla mannaia con uno stoicismo che ricorda Chaplin nel finale di Monsieur Verdoux, nell' occhio dell'inquisitore si legge in anticipo la sconfitta che decreterà la storia

Un film – e, purtroppo, una storia vera, che colpisce non solo per la serietà con cui rinfresca la memoria su uno dei rari esempi di resistenza contro Hitler, ma per le riflessioni che l' esempio di Sophie può suggerire in un mondo come quello di oggi dove sono ormai legione le persone disponibili a dare la vita per un' idea però trascinandosi dietro molte altre vite.

In Germania la resistenza la chiamavano Widerstand (letteralmente "stare contro"). Anche se i giovani della Rosa Bianca sono da molti definiti come semplici idealisti, non sono per il pacifismo inerme: sono anti-militaristi e ispirati da una rivoluzione non violenta, data da una coscienza fondata su altri valori.

Durante la lunga notte di interrogatorio i fratelli Scholl, dopo aver cercato alibi di ogni tipo, devono soccombere alla testimonianza del bidello che li aveva visti spingere i volantini giù dalla balaustra, alla prova della macchina da scrivere identificata nello studio del pittore dove si ritrovavano (e la bozza di un settimo volantino scritta a mano, nelle tasche di Hans, alla perizia calligrafica "incastra" anche Christoph Probst); e allora la loro confessione sarà la dichiarazione delle loro idee e progetti per cambiare il sistema; Robert Mohor, incaricato della Gestapo agli interrogatori, dichiarerà a Sophie la sua preoccupazione e per l'inquietudine e scalpore che i volantini della Rosa Bianca hanno portato, perché "voi giovani vedete tutte le cose alla rovescia!".

Guardini, che più di tutti, ha forse saputo capire le inquietudini di questi giovani, sottolinea come il loro non sia stato assolutamente un "martirio ricercato", ma un'azione per la giustizia tra gli uomini mossa da "il coraggio che abbandona il terreno protetto ed esce all'aperto perché sente una chiamata; la forza di cominciare, che rinuncia alle cose conosciute e ne osa di nuove, perché qualcosa dentro la spinge; la prontezza che si mette a disposizione di ciò che non è ancora ma che deve essere, prendendo su di se le angosce e i dolori del divenire".

Le figure che, immediatamente, la vita di questi giovani richiamano alla memoria sono quelle di Thomas Moore, o di Antigone. Dopo aver cercato tutti gli espedienti legittimi e prima di esercitare violenza e la tentazione del possesso e dell'egoismo in quelle situazioni in cui si avverte un abuso della giustizia, quando le circostanze impongono di soccombere, si affronta tutto, davanti alla propria coscienza, per un principio superiore.

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