(tit. originale "Land of Plenty")
2004, USA,
drammatico, di W.Wenders, con M.Williams e J.Diel
Dopo aver vissuto
all'estero per tanti anni a seguito del padre missionario, Lana torna negli
Stati Uniti da Tel Aviv, allo scopo di ritrovare suo zio Paul, veterano della
guerra del Vietnam e unico fratello di sua madre - morta anni prima - che, dopo
la tragedia dell'11 Settembre, vive in uno stato d'isolamento e di costante
allerta temendo un nuovo attacco terroristico, paranoia Made in USA. Il dramma
di questo paese si svela ai nostri occhi proprio attraverso il rapporto tra un
adulto e una ragazzina.
Nel film, una riflessione
sui cocchi del mito americano, il migliore di Wenders negli ultimi anni, assistiamo
al confronto fra l'America di Bush e l'altra America, quella che vorrebbe
tornare ad essere la patria della
libertà. Dalla periferia di Los Angeles a un borgo sperduto nel deserto, emerge
l'immagine di un Paese definito ironicamente “land of plenty” e, invece,
sopraffatto dalla miseria. Un film vitale e problematico, ricco di immagini
vere colte al volo da un cineasta di razza.
In risposta
alla paranoia del “complotto” dell’Asse del Male islamico, uno sguardo
all’umanità americana, che dovrebbe, forse sia “ascoltare” il monito dei morti
innocenti del WTC, sia la voce dei vivi che soffrono, ogni giorno, la
disumanità di questa “democrazia”.
Da The Others
n.ottobre 2006
“Wenders è il
poeta-regista di “Paris Texas” e “Il cielo sopra Berlino”. A parte la
fotografia e le musiche che entrano nell’anima e la consolano (Wenders sa
mostrare il deserto con quattro baracche come se fosse un giardino in fiore),
questo film fa riflettere sul modo in cui il mondo sta precipitando nella violenza
dopo l’11/09. E’ un tentativo di lettura della realtà secondo il suo significato
più profondo. I protagonisti sono un sessantenne, veterano del Vietnam,
innamorato della sua terra, l’America, e sua nipote, lana, che per purezza di
sguardo e di ideali ricorda Il Piccolo Principe. Mentre lo zio ha scelto il
sospetto e la violenza per difendere l’America, Lana ha scelto il perdono, il
servizio e il tentativo di capire le ragioni degli altri che non sono nemici,
ma gente come te. E che ti odiano non perché sono cattivi ma perché, forse, tu
li hai fatti soffrire. E alla fine lei dice: “I morti dell’11 settembre non avrebbero
voluto che si uccidesse in loro nome”. E lo zio, di fronte a questa disarmante
verità, decide di abbandonare la via dell’odio”
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