Tuesday 5 July 2011

RAGAZZI DA MATURITA’ O RAGAZZI DA PEDEGREE?

Sono stata chiamata per la seconda volta nella mia breve carriera da insegnante a far parte della prestigiosa Commissione del fatidico esame di stato in cui i ragazzi con cui ho sofferto, gioito, studiato, ricercato e approfondito per un anno intero saranno giudicati più o meno maturi di affrontare la vita.

Mi scopro di nuovo idealista (e non me ne pento); e di nuovo vedo le mie speranze riposte nella scuola italiana, cadere miseramente.



Io insegno, in un piccolo e validissimo liceo classico paritario, docente con incarico annuo di Lettere, e quest’anno sono stata chiamata come membro interno della Commissione per una delle mie discipline: Italiano (in realtà quest’anno ero docente anche di latino, ma poco importa quando ne è stato nominato un altro in commissione).

Già ho subito varie volte quell’atteggiamento di rinuncia, dopo l’essermi sentita dire che studiare lettere non serve a niente, che “non si ha futuro”, ma mai avrei creduto una cosa del genere.

Di tutto l’amore per la cultura, per la letteratura, per l’arte, che cosa è rimasto?

Il criterio che segna, che domina tutto, è il denaro.

Per denaro, dicono i membri esterni della Commissione pervenuti da illustri scuole statali italiane, i nostri ragazzi sono approdati alla scuola privata.

Per denaro sono stati valutati e favoriti rispetto alle altre scuole pubbliche (perchè si sa… alla scuola privata vanno tutti i “figli di papà”, mentre al classico statale vanno, invece, tutti i figli della classe operaia, vero?)

Sul denaro, quindi, hanno ragionato quelli che hanno svolto lo stupidissimo e banalissimo tema sulla profetica citazione di Warhol sulla fama.

Ma i miei studenti no; alla fin fine hanno addirittura stupito la Commissaria che incredula ha affermato di essersi meravigliata del fatto che i ragazzi della scuola privata hanno fatto temi decenti, dato che lei credeva che “non sapessero nemmeno scrivere”.

Sul denaro vive la scuola privata, d’altra parte; peccato che la mia scuola riceva, per circa 50 alunni, un contributo statale annuo di poche centinaia di euro.

Per denaro, inoltre, noi giovani insegnanti precari accettiamo l’incarico alla scuola privata, perché non sappiamo nemmeno correggere le prove (oltre che non sapere insegnare), dato che siamo (sono) stata privata del diritto legittimo e della mia facoltà di correggere e valutare le prove scritte dei miei studenti. Addirittura l’altro giovane collega che insieme a me è stato “vittima del caso” che ci ha voluti in questa Commissione è stato intimato, non solo di presentare una di quelle inutili griglie di valutazione standardizzate per la valutazione dei compiti (cui tutti ormai dobbiamo essere schiavi) per essere “equi” e giusti, ma addirittura gli è stato imposto di produrre una griglia anche con le risposte, per verificare che le valutazioni siano assolutamente rigide e veritiere; giusto per controllare che un membro interno di una materia scientifica che voi, cari commissari di filosofia e latino non conoscete, non si adatti al rendimento consueto degli alunni che per un anno intero ha avuto a mano.

Ma andiamo avanti così.
Vecchio zio Walt

To be continued...

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