Saturday, 4 April 2020

Il Principio Superiore


Il Principio superiore
(tit. originale Vyšší princip) Cecoslovacchia, 1960, di Jiří Krejčík
Il film è ambientato a Praga durante l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia durante la seconda guerra mondiale. In un liceo classico della città, un colto professore di latino e greco è soprannominato dai suoi alunni "Principio", da una frase che egli spesso pronuncia per far riferimento al “principio superiore”, la voce che sta nella coscienza di ciascuno (e citando, tra l’altro Tacito e Seneca) che dovrebbe essere il fondamento dell'umanità. È un modo di essere, il suo, assorto in meditazione filosofiche, astratto dalla realtà circostante, fatta di occupazione militare, episodi di resistenza, collaborazionismo.
A riportarlo su un piano di realtà sarà un avvenimento drammatico: uno studente escluso dagli esami di maturità, per il suo profitto scarso, e geloso dei compagni, cerca vendetta, denunciando tre dei suoi amici per avere prodotto una caricatura su un volantino nazista. In questo modo, fa scattare la rappresaglia dei collaborazionisti che fanno irruzione in classe per arrestare i giovani. Questo episodio segnerà lo sconvolgimento del mondo colto e interiore del professore: l'irrompere, nelle aule scolastiche, della dura realtà esterna, porterà "Principio" a prendere coscienza della realtà della guerra e dell'esser venuto il momento di agire.
Principio è il vero educatore: chi ti accompagna, guida e tira fuori da te "il principio superiore". Il “principio superiore” è proprio quella domanda di un bene, un senso di giustizia che è insito in ogni uomo. Principio è come Antigone; nonostante tutto il male che c'è intorno (l'insensata violenta follia nazista che, di punto in bianco, decide di fare arrestare tre studenti di questo liceo, così, senza motivo e per una sciocchezza, al semplice scopo di dare un segno alla popolazione e non per un reale pericolo) ha un compito da portare avanti, quello di essere educatore.


“Principio” è padre dei suoi studenti più dei loro stessi genitori, codardi, spaventati dal regime o che, addirittura, si approfittano del regime per i loro comodi.


Lotterà con tutti i mezzi per salvare la vita a questi ragazzi, già “condannati” dal potere che stava andando in cerca di qualcuno da incolpare; e qui è ben evidente come il potere voglia soffocare la voce del cuore, il grido di giustizia che c'è in ogni uomo, il desiderio di felicità di un giovane che ha una speranza per una vita bella e piena e che deve invece cedere alla "ragion di stato".


La scena finale ha sicuramente ispirato il ben più famoso “L’attimo fuggente”, ma ci colpisce per la sua positività; “Principio” non abbandona i ragazzi, anzi, è proprio un padre per loro e anche davanti ai colleghi che lo costringono a fare un discorso ipocrita a difesa della Gestapo e che lo implorano di “non tirare fuori adesso il tuo principio superiore” non può cedere al loro scetticismo e non può scendere a compromessi con il potere di turno, ma deve conservare la sua identità davanti ai ragazzi.

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