“Gianni
fu il più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per
i libri.
Noi
per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno
qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in
terza. Ci avremmo pensato noi, in
seguito a farmi amare anche il resto.
Ma
gli esami una professoressa gli disse:
“Perché
via a una scuola privata? Lo vedi che no ti sai esprimere?” “…”.
Lo
so anch’io che Gianni non si sa esprimere.
Battiamoci
il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avevate buttato fuori di scuola
l’anno prima.
Bella
cura la vostra.
Del
resto bisognerebbe intendersi su cosa sia la lingua corretta. Le lingue le
creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le
cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.
Voi
dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene
alla ditta.
Invece
la lingua che parla e scrive Gianni è quella del so babbo. Quando Giani era
piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio: “non si dice lalla, si dice
aradio”.
Ora,
se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua
potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.
“Tutti
i cittadini sono eguali, senza distinzione di lingua” l’ha detto la
Costituzione pensando a lui.
Ma
voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione. E Gianni non è più
tornato neanche da noi.
Noi
non ce ne diamo pace. Lo seguiamo di lontano. S’è saputo che non va più in
chiesa, né alla sezione di nessun partito. Va in officina e spazza. Nelle ore
libere segue le mode come un burattino obbediente. Il sabato a ballare, la
domenica allo stadio.
Voi
di lui non sapete neanche che esiste.
Così
è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete.
L’abbiamo
visto anche noi che non loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta
viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è
più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno
strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.
E
voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? Allora chiamateli, insistete,
ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passare da pazzi.
Meglio
passare da pazzi che essere strumento di razzismo.”
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