"Stavisky" è il nome sotto il quale è passato nella storia della Francia del primo dopo guerra un grosso "caso scandalo", imperniato sulle avventure di Stavisky, alias Serge-Sacha Alexandre, finanziere, nato da un dentista parigino ebreo, padrone di una scuderia di cavalli, di una catena di giornali e di un teatro, sposato con Arlette. I suoi affari, grazie alla sua audacia e alla sua mancanza di scrupoli, andavano bene e gli permettevano di condurre una vita brillante nelle località più famose degli anni '30. Una truffa assai redditizia per lui era quella basata sulla parziale falsificazione di buoni del Credito Municipale di Bayonne.
Ammonito dal segretario Albert Borelli su di un pericoloso disavanzo, Stavisky è sicuro di precedere la conclusione dell'inchiesta condotta dall'ispettore Bonny ingannando con la scusa di una grossa fornitura d'armi Juan Montalvo, cospiratore spagnolo. Ma il colpo non riesce, poichè al rapporto del poliziotto si aggiungono le gravi conclusioni di una Commissione di Inchiesta. Stavisky muore, forse suicida, in una baita di Chamonix.
E.Pound aveva individuato la radice del male dell’occidente nell’usura, nella catena di quella che lui chiama la “finanzia usurocratica”. Il denaro, “sterco del demonio”: non il denaro in sé, ma l’avido desiderio megalomane e ingiusto, l’imbroglio di fregare all’altro uomo e la cupidigia che vuole impadronirsi di ogni cosa sono “colpe” che appartengono all’uomo come tale; ma il denaro ha ampliato, nelle sue possibilità, la cosiddetta “auri sacra fames”, umana e cupida egoistica avidità di beni materiali e di capitali. Qui più che mai, emerge come il denaro sia solo la maschera gaudente che si pone sul volto di una tragicità, che dimentica, troppo spesso, la vera ricchezza umana.
E.Pound aveva individuato la radice del male dell’occidente nell’usura, nella catena di quella che lui chiama la “finanzia usurocratica”. Il denaro, “sterco del demonio”: non il denaro in sé, ma l’avido desiderio megalomane e ingiusto, l’imbroglio di fregare all’altro uomo e la cupidigia che vuole impadronirsi di ogni cosa sono “colpe” che appartengono all’uomo come tale; ma il denaro ha ampliato, nelle sue possibilità, la cosiddetta “auri sacra fames”, umana e cupida egoistica avidità di beni materiali e di capitali. Qui più che mai, emerge come il denaro sia solo la maschera gaudente che si pone sul volto di una tragicità, che dimentica, troppo spesso, la vera ricchezza umana.
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