Monday 1 October 2012

Una mozione

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Vogliamo, oggi, dar via a una nuova pagina del nostro blog, per dar voce anche ai genitori che, come tutti noi, vogliono una scuola che faccia crescere nella loro verità i nostri bambini e ragazzi.

Ai Direttori scolastici 

Ai Presidenti di Circolo 

Ai genitori


MOZIONE 


Alcuni libri adottati nella scuola statale soffrono ancora di un errore storico e strumentale. Stiamo parlando dei libri di religione che, in quanto tali, dovrebbero parlare, appunto di una religione, o della religione in generale. Non si capisce, allora, perché al loro interno troviamo la storia del cristianesimo che, lungi dall’essere una religione, è, al massimo una rivelazione.
Che forse la scuola statale non sappia la differenza? Stessa valutazione per la Bibbia ebraica, le cui parti si citano in suddetti libri: ereditata dal cristianesimo, non parla di una religione ma, appunto, di una rivelazione. Anzi, nella stessa Bibbia (=raccolta di libri) si evidenzia con chiarezza una netto contrasto fra la fede ebraica e le le altre credenze del tempo (i cosiddetti pagani), non in quanto tali, ma perché su piani differenti. 

L’errore viene dal passato, e non stiamo qui ad analizzarne le origini. Ma se ci è permesso intervenire da cittadini e da genitori per il bene della città e del suo futuro, allora sottolineamo che quest’errore è anche strumentale, perché rende al cristianesimo un aspetto che non ha mai professato: la separazione dalla vita normale. “Una cosa sono le materie da studiare, un’altra cosa è la religione”. L’errore è evidente dal fatto che al fianco della parola “religione” si pone l’aggettivo “cattolica” che, di per sé, significa “universale”. Quindi il libro o la materia dovrebbero parlare di una “religione universale”. E chi ha deciso che lo è? In realtà, quell’aggettivo, nel pensiero collettivo, indica la Chiesa cattolica, che è tutta un’altra cosa. Si crea così uno spartiacque e un aggravante alla diffidenza nel nostro mondo ormai multiculturale. 

Uno scolaro, fin da piccolo, inizia così ad associare a Gesù, e alla parola Chiesa, la parola religione, cioè qualcosa che non c’entra con la vita, del tutto opinabile e spontaneistica, se non sentimentale, “magica”, dissociabile da tutto il resto, un obbligo domenicale. Comincia, così, fin da piccolo, a formarsi lentamente, dentro di lui, l’idea di un mondo magico in cui è costretto involontariamente ad entrare, fin a poi volontariamente uscirne. Un mondo fatto di norme, morali, riti, funzioni che, pur se utili, non sono però il cuore della questione. Tant’è vero che oggi, come allora, molti seguono il cristianesimo senza neppure essere battezzati. D’altra parte lo stesso Gesù non chiedeva se avevano ricevuto il battessimo, ma solo di seguirlo. 

Con la presente mozione, siamo a presentare la nostra proposta di cambiare o il titolo dei libri o il titolo della materia o entrambi. Visto che si parla di cristianesimo, perché non intitolarli “cristianesimo”, o “antropologia cristiana”. Sarebbe un grande passo in avanti, un'ascesi sociale, oltre che un omaggio al cristianesimo stesso che è sempre stato fatto di uomini concreti in mezzo a uomini di ogni specie, e non di uomini devoti di una religione in mezzo a uomini pii di quella religione. Sarebbe inoltre un frantumare quel finto muro trasparente con cui ci si guarda quando si incontrano persone di altre tradizioni, quelle che sono costrette a scegliere altre “opzioni” all’ ora di “religione”, perché non compatibile con la loro. Si incomincerebbe a infiltrare l’idea che il cristianesimo non è una religione, ma un modo (e diremmo poi “il modo”) di essere uomini e donne. 

Ing Giuseppe De Marco 

Comitato di gestione Scuole ASAI

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