Nelle strade di Dublino un ragazzo e una ragazza si incontrano (e il regista si abbandona all’universalità di questa speranza di gratuità lasciandoci proprio conoscere the Boy and the Girl). Lui è un musicista di strada tormentato dal ricordo di un amore perduto che gli impedisce di ricominciare a vivere; e nonostante il suo grande talento continua ad aggiustare elettrodomestici nella bottega di papà e a suonare per le strade della città. Lei è una giovane immigrata della repubblica ceca, madre di una bambina e sposata con un uomo lontano, che ormai non ama più. E suona il pianoforte divinamente. Bene: la trama è già fatta. Si incontrano, sono fatti l’uno per l’altra; si innamorano, si mettono insieme e fine. E invece no.
Sarebbe stata una coppia perfetta in un mondo perfetto o in un bel film happy-end hollywodiano, così lontano però dalla realtà da farci disilludere che un amore così possa essere umanamente possibile.
La Ragazza apprezza la sua musica e un giorno dopo l’altro va ad ascoltare le sue tristi ballate romantiche all’angolo della strada, mentre, come un angelo, vende rose ai passanti. E forse un angelo lo è veramente, messo lì sul suo marciapiede a mostrargli che il mondo non era quello che credeva.
L’amicizia è immediata; e il giorno dopo la Ragazza arriva con un aspirapolvere da aggiustare! Il Ragazzo scopre che è una pianista eccellente e si infilano in un piccolo negozio di strumenti musicali; provano, cantano, scrivono canzoni insieme. Tutto farebbe presupporre la nascita di una nuova travolgente storia d’amore; ma l’amore è un'altra cosa. Sarebbe stato troppo facile andare a casa sua una sera e poi l’indomani amici come prima. Si sarebbe rovinata questa grande storia d’amore, che lo spettatore aspetta di vedere nascere da un momento all’altro, mentre non si accorge che l‘amore più grande è già nato nell’incontro tra i due.
Perché qui si tratta di incontrare una persona che ti ama gratuitamente e la più grande prova dell’amore tra il Ragazzo e la Ragazza è l’amore per il destino l’uno dell’altra. Togliendo tutti i sentimentalismi è difficile comprendere che amare non è possedere, ma mettere l’altro davanti a quello cui è chiamato, al proprio destino, alla propria realizzazione di felicità.
L’amore vero tra il Ragazzo e la Ragazza è quello di accompagnarsi ciascuno sulla propria strada di felicità; lei aiuta lui a riconquistare la fiducia, a comprare un biglietto per Londra per ritrovare lì la sua donna e la sua vita da musicista; lui la convince a riallacciare i rapporti con il marito per ricominciare a costruire una famiglia per la sua bambina.
Forse potrà deludere le aspettative di qualcuno, ma è la più grande storia d’amore tra uomo e donna che ho visto sul grande schermo da anni…
La colonna sonora (Glen Hansald e Marketa Irglová sono veri musicisti e autori della colonna sonora) è, poi, così sincera, così reale e personale che non può non commuovere; ma più di tutto commuove il fatto che si possa amare tanto il destino dell’altro.
Once è un film che dovrebbe essere visto da tutti i giovani, oggi, in un mondo in cui l’affettività è diventata apparente soddisfazione dei propri bisogni e non amore gratuito per l’altro.
Once (2006-Ireland) di John Carney. Con Glen Hansard, Markéta Irglová
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