Friday, 19 December 2014

Gobleki Tepe: La Storia umana completamente da riscrivere

Gobekli Tepe è la più importante scoperta archeologica del nuovo secolo. Grazie ad essa si riscriveranno i libri di storia obbligandoci a riscrivere la storia dell’Uomo, a ripensare al nostro passato, ad aprire nuovi e sconvolgenti scenari.




Göbekli Tepe (trad. collina tondeggiante in turco, Portasar in armeno, Girê Navokê in curdo) è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.

Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra iniziato attorno al 9500 a.C., la cui erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi.

La scoperta più interessante riguarda le circa 40 pietre a forma di T, alte fino a cinque metri e mezzo. I blocchi di calcare, del peso di cinque tonnellate, furono portati qui da una cava vicina anche se le popolazioni dell’epoca non conoscevano la ruota né avevano ancora addomesticato le bestie da soma.

Göbekli Tepe, ricorda vagamente Stonehenge, ma fu costruito molto prima, e non con blocchi di pietra tagliata grossolanamente ma con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo: una sfilata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni, cinghiali selvatici.

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Localizzazione Sito Gobelki Tepe
Localizzazione
Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.

Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m².

Storia degli scavi
Il sito archeologico fu riconosciuto nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra.

Il sito fu riscoperto trent'anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell'Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall'anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Una ricostruzione di come doveva essere il Tempio in passato:
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Resti archeologici
Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco.
Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.
Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.

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Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno.

Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.

Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono state rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.

Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, antecedente ai culti organizzati in panteon di divinità delle culture sumera e mesopotamiche.

Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University, ha detto a proposito del sito:
“Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate. Le teorie sulla ‘rivoluzione del Neolitico’ hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città e solo dopo i luoghi di culto. Ora, invece, sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani; anzi, che sia quasi stata il motore primario per la creazione di città.”

David Lewis-Williams, docente di archeologia presso l’Università Witwatersrand a Johannesburg, dice:
‘Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo.’

Alcuni vanno oltre e dicono che il sito e le sue implicazioni sono incredibili. Il professore universitario Steve Mithen dice: ‘Gobekli Tepe è troppo straordinario per la mia mente.’
Finora si riteneva che le società preagricole fossero costituite da piccoli gruppi nomadi, tendenzialmente ugualitari, inadatti a mobilitare grandi risorse per uno scopo trascendente.
Gobekli Tepe dimostra il contrario e getta una nuova luce sulla ideologia dei paleolitici, obbligando a ripensare la storia della complessità sociale, dell’arte e della religione.
Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori. Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso?

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Klaus Schmidth, Direttore degli scavi di Gobekli Tep
Klaus Schmidt, Direttore degli scavi di Gobekli Tepe
Klaus Schmidt è nato a Feuchtwangen (Germania) l’11 dicembre 1953. 
Ha studiato Preistoria e Protostoria, Archeologia classica, Geologia e Paleontologia presso le Università di Heidelberg e di Erlangen. 
Nel 1983 si è laureato discutendo una tesi sugli strumenti litici di Norsutepe con il prof. Harald Hauptmann. 
Nel 1984 ha ottenuto una borsa biennale per viaggi di studio dell’Istituto Archeologico Germanico. 
Dal 1986 al 1995 è stato Ricercatore associato presso l’Istituto di preistoria e storia antica dell’Università di Heidelberg. 
Nel 1995 ha iniziato gli scavi di Gurcutepe e Gobekli Tepe. 
Nel 1998 ha conseguito il dottorato di ricerca sul tema L’analisi funzionale dell’insediamento del Neolitico antico di Nevali Cori (Turchia). 
Il 10 maggio 1999 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento universitario di preistoria e protostoria con una conferenza sul tema L’unificazione dell’Antico Egitto dal punto di vista archeologico. 
Dal 2001 Referente per la Preistoria del Vicino Oriente presso L’Istituto Archeologico Germanico. 
Nel 2001-2002 insegna Archeologia del Vicino Oriente presso l’Università di Berlino. 
Nel 2002, in collaborazione con Lutfi Khalil (Università della Giordania, Amman) e Ricardo Eichmann 
(Dipartimento del Vicino Oriente presso L’Istituto Archeologico Germanico) inizia il Progetto Piombo di Aqaba, dedicato all’origine della metallurgia del rame). 
Dal 2006 e membro corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico. 
Dal 2007 è professore straordinario presso l’Università di Erlangen-Norimberga. 
E’ autore di numerose pubblicazioni e monografie, tra cui Sie Bauten di ersten Temple, Beck, 2006, tradotto in russo, polacco, turco, italiano e prossimamente in inglese, dedicato al celebre scavo di Gobekli Tepe.

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