Tuesday 13 January 2015

Morin su i fatti di Parigi

poiché in tutte le scuole i nostri ragazzi ci chiederanno un giudizio, una spiegazione, un perché e una posizione da sostenere, qui alcuni spunti di E.Morin


Edgar Morin, 10 gennaio 2015
LA FORMULA di François Hollande è giusta: la Francia è stata colpita al cuore. Al cuore della sua natura laica e della sua idea di libertà. Lo è stata nell'attentato contro un settimanale tipico dell'irriverenza e della derisione, anche del sacro in tutte le sue forme, segnatamente religiose. Ora, l'irriverenza di Charlie Hebdo si manifesta nell'umorismo, nella risata; ed è questo che conferisce all'attentato il suo carattere di mostruosa imbecillità. Non dobbiamo lasciare che la nostra emozione paralizzi la ragione, così come la nostra ragione non deve attenuare la nostra emozione.

UNA CONTRADDIZIONE INSANABILE.
Al momento di pubblicare le caricature è sorto un problema: era il caso di lasciare che la libertà offendesse la fede dei credenti nell'Islam, degradando l'immagine del suo Profeta? La libertà d'espressione non doveva far premio su ogni altra considerazione? Ho detto allora di sentirmi confrontato con una contraddizione insanabile — tanto più che concordo con chi si oppone alla profanazione di luoghi e oggetti sacri. Ma ovviamente, ciò non intacca minimamente l'orrore e il disgusto che provo per l'attentato contro Charlie Hebdo .
Ciò detto, orrore e disgusto non possono impedirmi di contestualizzare quest'immondo attentato, che ha il significato di un'irruzione della guerra mediorientale nel cuore della Francia. Guerra civile e guerra internazionale, in cui la Francia è intervenuta al seguito degli Stati Uniti.
L'ascesa dell'Is è certo una conseguenza della radicalizzazione, dell'incancrenirsi delle guerre in Iraq e in Siria; ma gli interventi militari americani in Afganistan e in Iraq hanno contribuito alla disgregazione di nazioni composite sul piano etnico e religioso, quali la Siria e l'Iraq.
Gli Stati Uniti si sono comportati da apprendisti stregoni; e la coalizione che guidano, eterogenea e priva di forza reale, è votata all'insuccesso, dato che non riunisce tutti i Paesi interessati; ma anche perché si è posta come obiettivo di pace l'impossibile ripristino dell'unità dell'Iraq e della Siria — mentre la sola vera soluzione pacifica (oggi irrealizzabile) consisterebbe in una grande confederazione dei popoli, delle etnie e delle religioni del Medio Oriente, sotto la garanzia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, unico antidoto al Califfato.

COINCIDENZA
La Francia è presente con la sua aviazione, con i francesi musulmani partiti per la jihad e con quelli tornati dalla jihad. E oggi è ormai chiaro che il Medio Oriente è presente all'interno stesso della Francia, con l'attività sanguinosa iniziata con l'attentato contro Charlie Hebdo, così come in Francia è già presente il conflitto israelo-palestinese.
Esiste peraltro una coincidenza, anche se fortuita, tra il sanguinoso islamismo integralista recentemente esploso e le opere islamofobe di Zemmour e Huellebecq, divenute a loro volta sintomi di un'accresciuta virulenza dell'islamofobia, non solo in Francia ma anche in Germania e in Svezia.

LA PAURA SI AGGRAVERÀ
È il trionfo del pensiero riduzionista. Se da un lato i fanatici assassini credono di combattere i crociati e i loro alleati ebrei (che i crociati hanno massacrato), gli islamofobi riducono l'arabo al suo presunto credo, cioè all'islam, per poi ridurre l'islamico a islamista, l'islamista a integralista e l'integralista a terrorista.
Questo anti-islamismo, che diventa sempre più radicale e ossessivo, tende a stigmatizzare un'intera popolazione, ancora più numerosa di quella ebraica, a suo tempo stigmatizzata dall'antisemitismo del periodo tra le due guerre e da quello di Vichy.
La paura crescerà, sia tra i francesi di origine cristiana che tra quelli di origine araba o ebraica. Gli uni si sentono minacciati dagli altri, ed è in atto un processo di disgregazione che forse potrà essere fermato dalla grande manifestazione prevista per domani.

Perché alla disgregazione si risponde radunandosi tutti insieme: tutte le etnie, religioni e formazioni politiche.

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