Saturday, 25 September 2010

Welcome (on this Earth)


Welcome: we can find this expression on various mat door in Calais, the french city-port, where thousands of clandestine immigrated are crowed together, looking for the way to arrive in England. This looking for a possibility will soon reveal a good utopia; french police controls are cruel and if you want to get England through the English Channel you have to put on your head a plastic bag to breathe. “Sans-papier” (Paperless) life is impossible; Bilal, a seventeen years old boy, coming from Kurdish-Iraq, understand it very soon; he is determinate to get his girlfriend in London, but he is stopped in Calais (and he was one week, during the journey form Iraq to France, bounded with the head in a black plastic bag).




When he met a swimming instructor, he found new wishes; trying to get England swimming: why not? But he needs to train swimming. Simon became his instructor and he find in this relationship with the guy, like a reparation for his middle-age broken life; he has not hopes for his life and for any commitments anymore (and he was also abandoned by his wife).

Welcome was an event in France; it had a lot of controversies, triggered by the frankness of his complaints, but, at the same time, the critics loved it because it is a new story about “prisoners” who would like to fly on freedom wings. Or better still two prisoners; Bilal present the young anxiety and the aim for freedom, while Simon is, in this way, prisoner of himself and of his pettiness. Simon, at the beginning, accepts the Kurdish at his home, committing himself with the authorities, in order to impress his wife, a militant social assistant. Then, the sincere friendship with Bilal make him understand that he has found what really give a good taste to life; the others.

But it’s over; Bilal just is in the most important adventure in his life: the passage.



Welcome: benvenuti. Questa è la scritta che troviamo su zerbini di molte case a Calais, la città-porto francese, dove si ammassano migliaia di immigrati clandestini che attendono di trovare il modo di raggiungere l’Inghilterra. La ricerca di una possibilità che si rivela ben presto un’utopia bella e buona; i controlli della polizia francese sono spietati e per riuscire a raggiungere l’Inghilterra attraverso il tunnel della manica devi metterti in testa un sacco di plastica per respirare.

La vita dei “sans papier” è impossibile, come capisce subito il diciassettenne curdo iraqueno Bilal, deciso a raggiungere la sua innamorata a Londra, ma bloccato a Calais (lui per arrivare a piedi in Francia dall’Iraq ci è rimasto una settimana, legato, con la testa infilata in un sacco di plastica).

Finchè non incontra un istruttore di nuoto e si aprono nuove prospettive; perché non provare la traversata a nuoto? Ma ha bisogno di allenarsi e Simon diventa il suo istruttore e trova nel rapporto con il ragazzo il risarcimento per la sua vita di cinquantenne in crisi, senza più voglia di vivere e di impegnarsi (e per questo abbandonato anche dalla moglie).

Welcome è stato un caso in Francia, per le polemiche scatenate dalla franchezza delle sue denunce, ma allo stesso tempo profondamente amato dalla critica per l’avvincente storia di un altro “prigioniero” che vuole volare sulle ali della libertà. Anzi due; perché Bilal è l’ansia e la tensione giovanile alla libertà, e Simon è, a suo modo, prigioniero di se stesso e della sua meschinità. Inizialmente accoglie i curdi in casa, mettendosi anche in una posizione compromettente verso le autorità, solo per fare colpo sulla moglie, attivista assistente sociale: poi l’affetto per Bilal è sincero e lui riconosce di avere trovato ciò che dà gusto alla vita: l’altro.


Ma ormai è tardi, Bilal si è lanciato all’avventura più importante della sua vita: la traversata.


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