H.D.Thoreau
DISOBBEDIENZA CIVILE
ISBN 978-88-97011-13-2
Pagine 32
Opere da due soldi, € 2,40
età consigliata; 16-18 anni
Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore; e così un uomo.
Non è desiderabile coltivare il rispetto per la legge tanto quanto quello per il giusto. Il solo obbligo che ho il diritto di assumermi è di fare sempre ciò che reputo giusto.
Una piccola casa editrice. Ortica Editrice.
Una collana di libri "da due soldi", ma piccoli gioielli da tenere sempre con sè, da infilae in tasca, da leggere nelle classi nei momenti di pausa per non dimenticarsi di pensare.
"L'ortica editrice persegue con i fatti quella solidarietà così lontana dall'attuale competizione fratricida. E' animata da idee che sole possono dar moto alle vicende umane. E' animata da spirito di cooperazione, dall'amicizia, dalla fratellanza, dall'armonia possibile fra tutti gli esseri viventi."
le altre opere: http://www.orticaeditrice.it/sett.php?id=7
Saturday, 29 October 2011
Friday, 28 October 2011
Educare Accompagnare: alcune considerazioni #1
"Tre osservazioni importanti devo fare a questo punto, dopo questa riflessione; si tratta di tre conseguenze che discendono immediatamente dal fatto che mi accorgo dell'esistere, in me, di questo tanto urgente, reale e potente bisogno infinito di realizzarmi.
Primo. Scopro la mia origine
Il secondo sarà la scoperta del destino; ma ne parlerò in seguito.
Il terzo sarà la scoperta della socialità; e di questo parlerò alla fine.
Ora vediamo la prima conseguenza; la scoperta dell'origine.
Abbiamo detto che il bisogno di realizzarmi indica, attraverso il complesso di bisogni che io ho, il isogno fondamentale che io stesso sono.
Ebbene: l'osservazione importante che devo fare a questo punto è che la prima conseguenza di questo tanto urgente, reale e potente bisogno infinito di realizzarmi mi rende cosciente, in primo luogo, della mia origine." (da Educare accompagnare, Angelina Volpe, ed. One Way, 2000)
Primo. Scopro la mia origine
Il secondo sarà la scoperta del destino; ma ne parlerò in seguito.
Il terzo sarà la scoperta della socialità; e di questo parlerò alla fine.
Ora vediamo la prima conseguenza; la scoperta dell'origine.
Abbiamo detto che il bisogno di realizzarmi indica, attraverso il complesso di bisogni che io ho, il isogno fondamentale che io stesso sono.
Ebbene: l'osservazione importante che devo fare a questo punto è che la prima conseguenza di questo tanto urgente, reale e potente bisogno infinito di realizzarmi mi rende cosciente, in primo luogo, della mia origine." (da Educare accompagnare, Angelina Volpe, ed. One Way, 2000)
Wednesday, 26 October 2011
NOI CREDEVAMO di M.Martone (2011)
« Frères d'Italie » - un pays en quête d’unité
À l’occasion des 150 ans de l’Unité italienne, Arte diffuse
un téléfilm en deux parties, Frères d’Italie, qui revient sur cette période
historique complexe.
« Frères d'Italie » de Mario Martone, en deux parties, les
17 et 18 mars à 20h40 sur Arte.
On y croyait (Noi credevamo) est le titre original du
téléfilm en deux parties programmé sur Arte à l’occasion des 150 ans de l’unité
italienne, rebaptisé Frères d’Italie. Une œuvre dense, qui parcourt une période
historique longue et chargée, où l’on peine parfois à se retrouver.
(seguirà a breve il testo in italiano)
Sunday, 23 October 2011
Radu Mihaileanu e il suo Concerto
Credo che ormai molti conoscano il regista e sceneggiatore rumeno autore de Il Concerto (e forse qualcuno l’ha già conosciuto attraverso il folle viaggio del Train de vie, e attraverso la commovente vicenda di Shlomo, etiope cristiano profugo tra gli ebrei di Vai e vivrai)
un film che, attraverso una delle magistrali opere di Ciajkovskij, ci
regala una straordinaria e universale metafora sociale sulla dignità
dell’individuo e sul dialogo interculturale.
Ma, al di là degli stereotipi, Il Concerto è qualcosa di più.
Musica classica, reminiscenze comuniste, melodramma, ironia, satira politica e una divertente bonaria impostura al centro del cinema di Radu Mihaileanu e de Il Concerto, un po’ tragicommedia e un po’ melodramma, ambientato tra Mosca e Parigi, che narra la bizzarra storia di un grande direttore d’orchestra del Bolchoi che, venticinque anni dopo il crollo della sua carriera di musicista, si ritrova a lavorare come uomo delle pulizie nello stesso posto in cui aveva diretto decine di concerti. Licenziato sotto il regime totalitario di Breznev, dopo essersi rifiutato di denunciare i membri ebrei della sua orchestra, aveva lasciato la sua opera “incompiuta”. Ma rinunciare a Lea, a Sasha, a Izak e a molti altri sarebbe stato per lui un rinunciare a un’idea; all’idea dell’armonia, alla perfezione che aveva potuto “assaporare” soltanto nelle note del concerto per violino e orchestra di Ciajkovskij.
Ma, al di là degli stereotipi, Il Concerto è qualcosa di più.
Musica classica, reminiscenze comuniste, melodramma, ironia, satira politica e una divertente bonaria impostura al centro del cinema di Radu Mihaileanu e de Il Concerto, un po’ tragicommedia e un po’ melodramma, ambientato tra Mosca e Parigi, che narra la bizzarra storia di un grande direttore d’orchestra del Bolchoi che, venticinque anni dopo il crollo della sua carriera di musicista, si ritrova a lavorare come uomo delle pulizie nello stesso posto in cui aveva diretto decine di concerti. Licenziato sotto il regime totalitario di Breznev, dopo essersi rifiutato di denunciare i membri ebrei della sua orchestra, aveva lasciato la sua opera “incompiuta”. Ma rinunciare a Lea, a Sasha, a Izak e a molti altri sarebbe stato per lui un rinunciare a un’idea; all’idea dell’armonia, alla perfezione che aveva potuto “assaporare” soltanto nelle note del concerto per violino e orchestra di Ciajkovskij.
Saturday, 22 October 2011
VENGO IO, NO TU NO
A Stromboli manca la maestra e mezza italia si candida: ma viene prima la graduatoria, l'abilitazione, le fasce e la maestra non arriva!
(da Repubblica, Palermo)
PALERMO - Un vero e proprio moto di
solidarietà collettivo per salvare la scuola di Stromboli. Da Nord a
Sud maestri e professori si dicono pronti a partire per le Eolie.
L'unica scuola elementare dell'isola per ora rimane chiusa. Un solo
insegnante per una pluriclasse da venti alunni non può bastare. I
genitori si rifiutano di portare i loro figli a scuola e non si riescono
a trovare i docenti disposti a trasferirsi sull'isola. La media attende
ancora la nomine di due professori. Da quando il trasferimento non vale
alcun raddoppio in graduatoria, le isole non fanno più gola a nessuno.
La storia di Stromboli sta scatenando numerose reazioni in tutta Italia. In tanti, avanzano le loro candidature. Giuseppe Forciniti è stato tra i primi a farsi vivo, attraverso "blog sicilia" si è detto pronto a partire da Roma. Laureato in Scienze naturali, si candida come insegnante di matematica. "Ho scritto alla preside e ora attendo notizie" dice. Ma non sarà facile perché con l'attuale sistema non si può scegliere il luogo dove insegnare. Ci sono due graduatorie: una regionale (che si è formata a seguito dell'ultimo concorso abilitante) e una provinciale dalle quali vengono reclutati il 50 per cento dei docenti, per gli incarichi a tempo indeterminato, e annuali al fine di coprire i posti vacanti. Queste operazioni di scorrimento si concludono di solito i primi di settembre. Successivamente, se mancano insegnanti si attinge dalle graduatorie di istituto. E nel caso di Stromboli la preside ha a disposizione una lista di venti insegnanti di Messina e provincia da scegliere prima di rivolgersi altrove.
Erica Galeazzi, architetta e designer, farebbe carte false pur di abbandonare Milano e correre a Stromboli: "Appena ho letto la notizia mi sono detta: perché no?" Grazie all'abilitazione ottenuta l'anno scorso potrebbe insegnare materie artistiche e tecniche. Una decisione condivisa con il fidanzato Michele Lanzoni, anche lui pronto a rinunciare al suo lavoro di ingegnere informatico pur di correre in soccorso alla scuola stromboliana.
Storie di solidarietà che si incrociano anche con la stretta necessità di chi guarda a Stromboli come opportunità di lavoro. Perché questa vicenda racconta anche un'altra faccia: quella di centinaia di professori ancora alla ricerca di una cattedra. Carmela Manera ha 37 anni, vive a Perugia e di mestiere fa l'insegnante di italiano. Da ieri è ufficialmente senza lavoro, per lei che è supplente di terza fascia non c'è nessuna garanzia di avere il posto fisso per un lungo periodo: "Se andassi a Stromboli - spiega - almeno smetterei di cambiare scuola di settimana in settimana". Si porterebbe dietro tutta la famiglia, figlia e marito disoccupato.
Intanto nelle prossime settimane a Stromboli arriveranno alcuni studenti di scienze dell'Educazione dell'Università della Calabria. Nell'ambito delle attività didattiche programmate dalla Cattedra di Antropologia culturale dovrebbero realizzare un tirocinio formativo sia nelle classi elementari che alle medie, posto che i titolari delle cattedre siano presenti: "Anche perché non potrebbero in alcun modo sostituirli" tiene a precisare il coordinatore del progetto Loredana Farina.
(da Repubblica, Palermo)
IL CASO
Stromboli, gara di solidarietà per la scuola: maestri da tutta Italia pronti a trasferirsi
Da quando il trasferimento nelle isole non offre più punti sono crollate le richieste di assegnazione delle cattedre. La scuola ha dovuto chiudere. Disponibilità da Roma, Milano e Perugia, ma la sede non si può scegliere
La storia di Stromboli sta scatenando numerose reazioni in tutta Italia. In tanti, avanzano le loro candidature. Giuseppe Forciniti è stato tra i primi a farsi vivo, attraverso "blog sicilia" si è detto pronto a partire da Roma. Laureato in Scienze naturali, si candida come insegnante di matematica. "Ho scritto alla preside e ora attendo notizie" dice. Ma non sarà facile perché con l'attuale sistema non si può scegliere il luogo dove insegnare. Ci sono due graduatorie: una regionale (che si è formata a seguito dell'ultimo concorso abilitante) e una provinciale dalle quali vengono reclutati il 50 per cento dei docenti, per gli incarichi a tempo indeterminato, e annuali al fine di coprire i posti vacanti. Queste operazioni di scorrimento si concludono di solito i primi di settembre. Successivamente, se mancano insegnanti si attinge dalle graduatorie di istituto. E nel caso di Stromboli la preside ha a disposizione una lista di venti insegnanti di Messina e provincia da scegliere prima di rivolgersi altrove.
Erica Galeazzi, architetta e designer, farebbe carte false pur di abbandonare Milano e correre a Stromboli: "Appena ho letto la notizia mi sono detta: perché no?" Grazie all'abilitazione ottenuta l'anno scorso potrebbe insegnare materie artistiche e tecniche. Una decisione condivisa con il fidanzato Michele Lanzoni, anche lui pronto a rinunciare al suo lavoro di ingegnere informatico pur di correre in soccorso alla scuola stromboliana.
Storie di solidarietà che si incrociano anche con la stretta necessità di chi guarda a Stromboli come opportunità di lavoro. Perché questa vicenda racconta anche un'altra faccia: quella di centinaia di professori ancora alla ricerca di una cattedra. Carmela Manera ha 37 anni, vive a Perugia e di mestiere fa l'insegnante di italiano. Da ieri è ufficialmente senza lavoro, per lei che è supplente di terza fascia non c'è nessuna garanzia di avere il posto fisso per un lungo periodo: "Se andassi a Stromboli - spiega - almeno smetterei di cambiare scuola di settimana in settimana". Si porterebbe dietro tutta la famiglia, figlia e marito disoccupato.
Intanto nelle prossime settimane a Stromboli arriveranno alcuni studenti di scienze dell'Educazione dell'Università della Calabria. Nell'ambito delle attività didattiche programmate dalla Cattedra di Antropologia culturale dovrebbero realizzare un tirocinio formativo sia nelle classi elementari che alle medie, posto che i titolari delle cattedre siano presenti: "Anche perché non potrebbero in alcun modo sostituirli" tiene a precisare il coordinatore del progetto Loredana Farina.
Thursday, 20 October 2011
FRANCESCO
(Italia,
1988) di Liliana Cavani
con
Mickey Rourke, Helena Bonham Carter, Andréa Ferréol, Paolo Bonacelli
Francesco
è sicuramente una dei più belli e veri esempi di cambiamento totale del cuore,
per la sua ricerca continua d’immedesimazione nella vita di Gesù, in quello che
faceva, diceva, giudicava, pensava.
Il
film ci mostra un Francesco uomo vero (tanto che il titolo è proprio Francesco e non “san Francesco”; più vicino a noi, uno di noi, uno che apparteneva
a quella comunità di santi che è la Chiesa).
Wednesday, 19 October 2011
Ma cosa vogliono questi INDIGNADOS?
Questa mattina, come a molti di voi, sarà capitato di affrontare una classe di dodicenni, quindicenni, diciassettenni che chiedono con la faccia "a punto interrogativo" che cosa sia successo a Roma sabato scorso: scontri, polizie, arresti, camionette dei caramba in fiamme, fumogeni, vetrine spaccate e chi più ne ha più ne metta. Chi è intervenuto in via violenta alla manifestazione ha esattamente ottenuto il risultato sperato. Tutti, dai bimbi nella culla, ai vecchietti al bar davanti a un bicchiere di bianchetto, della giornata degli Indignati italiani ricordano solo questo: violenza, scontri, feriti, arresti.
E allora io ci ho provato: "ma voi sapete, ragazzi, per cosa stavano manifestando quelli che non si sono picchiati"? nessuna risposta.
Le spiegazioni a questo punto sono doverose; e mi appiglio a questo documento, che è il manifesto che ha spinto migliaia di persone in piazza sabato 15 ottobre. Questo dovrebbero ricordare e tenere vivo i nostri giovani ora, non le botte, i black block e i fumogeni!
di Naomi Klein, Vandana Shiva, Michael Hardt, Noam Chomsky e Eduardo Galeano
INDIGNADOS
UN CAMBIO DI REGIME GLOBALE
E allora io ci ho provato: "ma voi sapete, ragazzi, per cosa stavano manifestando quelli che non si sono picchiati"? nessuna risposta.
Le spiegazioni a questo punto sono doverose; e mi appiglio a questo documento, che è il manifesto che ha spinto migliaia di persone in piazza sabato 15 ottobre. Questo dovrebbero ricordare e tenere vivo i nostri giovani ora, non le botte, i black block e i fumogeni!
di Naomi Klein, Vandana Shiva, Michael Hardt, Noam Chomsky e Eduardo Galeano
INDIGNADOS
UN CAMBIO DI REGIME GLOBALE
Tuesday, 18 October 2011
Giuseppe Coppini
Il 17 ottobre 2000 moriva a Reggio Emilia il professor Giuseppe Coppini, uno dei grandi educatori che desideriamo ricordare nell'undicesimo anniversario della sua scomparsa.
“Nel portare i saluti a tutti i partecipanti e ringraziando per le testimonianze ascoltate, alcune davvero commoventi, vorrei, in questo breve saluto, ricordare la dedizione del professor Giuseppe Coppini ai giovani, al mondo giovanile e scolastico della nostra città.
Nei primi anni ‘80, il “preside” Coppini aderì all’invito del professor Giovanni Riva e di una piccola cooperativa di insegnanti e genitori, di far nascere e guidare il Liceo Ginnasio Romano Guardini che, ancora oggi, vive e ne ricorda la figura.
Il suo entusiasmo non si lasciò mai intaccare dalle difficoltà economiche, dalla risposta tiepida della città e neppure dalle ostilità, anche se poche, manifeste. Si era consapevoli di una lotta per mantenere vivo il rapporto con le ragioni alte della vita e di non assecondare una cocezione esclusivamente “pratica” dell’esistenza e perciò dell scuola.
Per questo, con il prof.Coppini, iniziammo il Liceo Classico; lo ritnemmo uno strumento ancora valido di formazione di coscienze libere, critiche, autentiche, impegnate. Per raccontarvi ancora l’amore di Coppini ai giovani vi riporto le parole, in un certo senso profetiche, da lui pronunciate in occasione del decennale (1992) della nascita del Liceo: “L’augurio che faccio a quelli che saranno al mio posto, dopo di me, è di fare l’impossibile per mantenere lo scopo che ci ha fatto cominciare: sostenere, cioè, la forza dei giovani e prospettare loro la possibilità di un avvenire migliore”.
Il professor Coppini non ebbe timore di nulla, e ci ha lasciato la memoria della sua instancabile passione per i giovani, anche i più “difficili” ai quali, mai, ha fatto mancare il suo incoraggiamento insieme ai tanti, ora già professori e professionisti che, nelle loro semplici attività, mantengono vivo lo stesso spirito “creatore” che ha animato la sua cara esistenza terrena e ancora oggi ne sono naturali, vivi, testimoni.“
intervento di Maria Paola Azzali, in occasione del Convegno dedicato a Giuseppe Coppini e all’Istituto Magistrale del 14 novembre 2009; UN UOMO, UNA SCUOLA, UNA CITTA’
vedi anche: http://liceoguardini.it/?p=64
“Nel portare i saluti a tutti i partecipanti e ringraziando per le testimonianze ascoltate, alcune davvero commoventi, vorrei, in questo breve saluto, ricordare la dedizione del professor Giuseppe Coppini ai giovani, al mondo giovanile e scolastico della nostra città.
Nei primi anni ‘80, il “preside” Coppini aderì all’invito del professor Giovanni Riva e di una piccola cooperativa di insegnanti e genitori, di far nascere e guidare il Liceo Ginnasio Romano Guardini che, ancora oggi, vive e ne ricorda la figura.
Il suo entusiasmo non si lasciò mai intaccare dalle difficoltà economiche, dalla risposta tiepida della città e neppure dalle ostilità, anche se poche, manifeste. Si era consapevoli di una lotta per mantenere vivo il rapporto con le ragioni alte della vita e di non assecondare una cocezione esclusivamente “pratica” dell’esistenza e perciò dell scuola.
Per questo, con il prof.Coppini, iniziammo il Liceo Classico; lo ritnemmo uno strumento ancora valido di formazione di coscienze libere, critiche, autentiche, impegnate. Per raccontarvi ancora l’amore di Coppini ai giovani vi riporto le parole, in un certo senso profetiche, da lui pronunciate in occasione del decennale (1992) della nascita del Liceo: “L’augurio che faccio a quelli che saranno al mio posto, dopo di me, è di fare l’impossibile per mantenere lo scopo che ci ha fatto cominciare: sostenere, cioè, la forza dei giovani e prospettare loro la possibilità di un avvenire migliore”.
Il professor Coppini non ebbe timore di nulla, e ci ha lasciato la memoria della sua instancabile passione per i giovani, anche i più “difficili” ai quali, mai, ha fatto mancare il suo incoraggiamento insieme ai tanti, ora già professori e professionisti che, nelle loro semplici attività, mantengono vivo lo stesso spirito “creatore” che ha animato la sua cara esistenza terrena e ancora oggi ne sono naturali, vivi, testimoni.“
intervento di Maria Paola Azzali, in occasione del Convegno dedicato a Giuseppe Coppini e all’Istituto Magistrale del 14 novembre 2009; UN UOMO, UNA SCUOLA, UNA CITTA’
vedi anche: http://liceoguardini.it/?p=64
Monday, 17 October 2011
La guerra dei bottoni - L.Pergaud (1912)
«Allegra e soddisfatta, la banda se ne tornò lentamente in paese,
facendo mille progetti, e pronta a ogni furto domestico, a ogni più rude
lavoro, a ogni più totale sacrificio. Avrebbero tradotto in pratica il
loro desiderio: da questo atto, fatto da loro e per loro, nasceva la
loro personalità. Così avrebbero avuto una casa, un palazzo, una
fortezza, un tempio, un pantheon, ove sarebbero stati padroni, ove
genitori maestro curato (i grandi ostacolatori di ogni bel progetto) non
avrebbero ficcato il naso…»
(L.Pergaud, La guerra dei bottoni, Einaudi ragazzi)
(L.Pergaud, La guerra dei bottoni, Einaudi ragazzi)
Wednesday, 12 October 2011
Nord e Sud del mondo
chi ha detto che il Nord del mondo ha maggior diritto ad essere rappresentato in alto nel Planisfero?
è sicuramente retaggio della mentalità eurocentrica e occidentale questo "stereotipo" del planisfero che vede il Sud nel mondo inesorabilmente dominato dal Nord.
E se le cose fossero diverse?
ci ha pensato la Upside Down World Map che con il planisfero denominato "The Hobo Dyer-Equal Area Projection" della ODT Inc., USA 2002, ha fatto di Papa Nuova Guinea l'Ombelico del mondo...
è sicuramente retaggio della mentalità eurocentrica e occidentale questo "stereotipo" del planisfero che vede il Sud nel mondo inesorabilmente dominato dal Nord.
E se le cose fossero diverse?
ci ha pensato la Upside Down World Map che con il planisfero denominato "The Hobo Dyer-Equal Area Projection" della ODT Inc., USA 2002, ha fatto di Papa Nuova Guinea l'Ombelico del mondo...
Tuesday, 11 October 2011
il cinema che "sonda le profondità dell'uomo"
E' stato assegnato ai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, cineasti di origine belga da sempre attenti alle tematiche sociali, il premio “Robert Bresson” che la Fondazione Ente dello spettacolo (EdS) organizza durante la Mostra internazionale d’arte cinematografica (Venezia, 31 agosto - 10 settembre).
Il riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, è stato consegnato ai fratelli Dardenne da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. “È un vivo piacere – dichiara mons. Celli – conferire il premio Bresson 2011 ai fratelli Dardenne, che con la loro opera hanno oltrepassato i confini dell’arte cinematografica, dando una inedita prospettiva morale alla ricerca dell’assoluto, riflesso nel suo volto più percettibile: l’uomo”.
Il riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, è stato consegnato ai fratelli Dardenne da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. “È un vivo piacere – dichiara mons. Celli – conferire il premio Bresson 2011 ai fratelli Dardenne, che con la loro opera hanno oltrepassato i confini dell’arte cinematografica, dando una inedita prospettiva morale alla ricerca dell’assoluto, riflesso nel suo volto più percettibile: l’uomo”.
Saturday, 8 October 2011
i paladini di Orlando alla corte di Emanuele Luzzati
Torna di nuovo a Scandiano l’opera del genio di Emanuele Luzzati:
ritroveranno spazio tra le mura della Rocca dai 1 ottobre al 27 novembre
prossimo, la quarantina di tavole illustrate che ripercorrono
personaggi, temi e vicende dell’Orlando Innamorato di Matteo Maria
Boiardo, già ospitate a Scandiano. Dal 1 ottobre al 27 novembre
prossimo, nelle stanze adiacenti il Salone d’onore, potranno essere
ammirati questi capolavori. Si tratta di immagini ricche di colori,
materiali, artifici, intrise di grazia e fantasia, capaci
di risvegliare il bagaglio onirico di quelle emozioni che appartengono
alle esperienze estetiche pure. Le gesta, le battaglie, gli
straordinari personaggi di Boiardo hanno arricchito la storia della
nostra cultura e letteratura, ispirando i capolavori in ottave dei
secoli successivi. Alla stessa maniera Luzzati, nella sua arte
figurativa che mette in evidenza una formazione artigianale, di
laboratorio e una grande versatilità nel rielaborare tutti i materiali,
celebra con le sue tavole gli intrecci narrati in rima dall’autorecinquecentesco.
Ricorda Luzzati. “Non so quando ho incontrato per la prima volta il
mondo di Orlando, di Carlo Magno e dei suoi paladini (…) Eppure il mio
primo libro illustrato fu ispirato alla Chanson de Roland (…) In seguito
il nostro primo film completo si chiamò I paladini di Francia e fra i
personaggi oltre a Carlo Magno c’erano Rinaldo, il cavallo Baiardo,
Gano il traditore, un mago inventato chiamato Urluberlù e un drago
chiamato Gradasso”.
Friday, 7 October 2011
Scuole e immigrazione
Riparte l'anno scolastico e come sempre partono anche le proteste e le sollevazioni di tante famiglie che non si spiegano come mai loro figlio sia capitato in una classe con "così tanti stranieri".
Mi chiedo fino a che punto questi individui che si ritengono parte della società globalizzata in quanto hanno internet a casa e il telefonino di ultima generazione, impigheranno per capire che il bello della globalizzazione sta proprio qui.
Due anni fa nella mia provincia è accaduto un fatto che ha sconvolto l'opinione pubblica di alcuni, ha dato adito ad esempi e modelli da ripetere per la maggioranza; una scuola materna di un piccolo centro, dove la presenza della comunità indiana è fortissimo (perchè qui hanno trovato impiego molti contadini e operatori agricoli) ha attivato una sezione di scuola materna per soli stranieri; tutti indiani o, comunque, stranieri.
Ritorniamo forse all'ancien regime di chi vuole organizzare la società per classi sociali, caste o, peggio ancora, presunte-razze?
Certo, la scuola italiana va a rotoli; ma è proprio impossibile che nei singoli plessi scolastici (w l'autonomia) nessuno faccia qualcosa? Eppure tra i tanti insegnanti che si ritengono progressisti, dalla grande apertura mentale, interattivi e multimediali, vige ancora la legge "mi faccio io la mia classe su misura".
Non esistendo più il principio della territorialità per la formazione delle classi, mi chiedo come mai ancora esistano scuole di serie A e di serie Z e, all'interno delle stesse scuole, sezioni di serie A e sezioni di serie Z (affidate ovviamente alla "supplente-ultima arrivata e precaria" come me che, ben contenta e, spero, meno arretrata, si darà da fare).
Ma ancora una volta i bambini insegnano. Leggo oggi sul giornale che una bambina di quella sezione di scuola materna/ghetto composta solo di bambini stranieri, oggi entrata, con la sua stessa classe, alle elementari è stata intervistata per un reportage su "scuola e immigrazione". E alla domanda "come si sta in classe con tanti compagni stranieri?" lei ha giustamente risposto "qui non ci sono stranieri"!
Mi chiedo fino a che punto questi individui che si ritengono parte della società globalizzata in quanto hanno internet a casa e il telefonino di ultima generazione, impigheranno per capire che il bello della globalizzazione sta proprio qui.
Due anni fa nella mia provincia è accaduto un fatto che ha sconvolto l'opinione pubblica di alcuni, ha dato adito ad esempi e modelli da ripetere per la maggioranza; una scuola materna di un piccolo centro, dove la presenza della comunità indiana è fortissimo (perchè qui hanno trovato impiego molti contadini e operatori agricoli) ha attivato una sezione di scuola materna per soli stranieri; tutti indiani o, comunque, stranieri.
Ritorniamo forse all'ancien regime di chi vuole organizzare la società per classi sociali, caste o, peggio ancora, presunte-razze?
Certo, la scuola italiana va a rotoli; ma è proprio impossibile che nei singoli plessi scolastici (w l'autonomia) nessuno faccia qualcosa? Eppure tra i tanti insegnanti che si ritengono progressisti, dalla grande apertura mentale, interattivi e multimediali, vige ancora la legge "mi faccio io la mia classe su misura".
Non esistendo più il principio della territorialità per la formazione delle classi, mi chiedo come mai ancora esistano scuole di serie A e di serie Z e, all'interno delle stesse scuole, sezioni di serie A e sezioni di serie Z (affidate ovviamente alla "supplente-ultima arrivata e precaria" come me che, ben contenta e, spero, meno arretrata, si darà da fare).
Ma ancora una volta i bambini insegnano. Leggo oggi sul giornale che una bambina di quella sezione di scuola materna/ghetto composta solo di bambini stranieri, oggi entrata, con la sua stessa classe, alle elementari è stata intervistata per un reportage su "scuola e immigrazione". E alla domanda "come si sta in classe con tanti compagni stranieri?" lei ha giustamente risposto "qui non ci sono stranieri"!
Thursday, 6 October 2011
A Brief Guide to Slam Poetry - a contribute from Palestine
Because Allen Ginsberg says, "Slam! Into the Mouth of the Dharma!"
Because Gregory Corso says, "Why do you want to hang out with us old guys? If I
was young, I'd be going to the Slam!"
Because Bob Kaufman says, "Each Slam / a finality." —Bob Holman
from "Why Slam Causes Pain and Is a Good Thing"
One of the most vital and energetic movements in poetry during the 1990s, slam has revitalized interest in poetry in performance. Poetry began as part of an oral tradition, and movements like the Beats and the poets of Negritude were devoted to the spoken and performed aspects of their poems. This interest was reborn through the rise of poetry slams across America; while many poets in academia found fault with the movement, slam was well received among young poets and poets of diverse backgrounds as a democratizing force. This generation of spoken word poetry is often highly politicized, drawing upon racial, economic, and gender injustices as well as current events for subject manner.
Because Gregory Corso says, "Why do you want to hang out with us old guys? If I
was young, I'd be going to the Slam!"
Because Bob Kaufman says, "Each Slam / a finality." —Bob Holman
from "Why Slam Causes Pain and Is a Good Thing"
One of the most vital and energetic movements in poetry during the 1990s, slam has revitalized interest in poetry in performance. Poetry began as part of an oral tradition, and movements like the Beats and the poets of Negritude were devoted to the spoken and performed aspects of their poems. This interest was reborn through the rise of poetry slams across America; while many poets in academia found fault with the movement, slam was well received among young poets and poets of diverse backgrounds as a democratizing force. This generation of spoken word poetry is often highly politicized, drawing upon racial, economic, and gender injustices as well as current events for subject manner.
Wednesday, 5 October 2011
Si la mentalidad común te prohíbe pensar
da Daseyn Blog
En esta condición nuestra, que yo llamo "poder" es un sistema o un conjunto de relaciones injustas y arbitrarias que viene difundido por los grandes medios de homologación y de estandarización, como son la publicidad y los instrumentos de comunicación globalizados; esto es transmitido, de modo ejemplar, en los discursos de la mentalidad común y vuelve cada vez, más opaca a la persona humana en su totalidad, ya que instrumentaliza cada una de sus necesidades. Este poder de hecho, no se acerca a nosotros como hombres completos, sino que se nos acerca ahora como productores, ahora como estudiantes, ahora como inquilinos, ahora como consumidores, ahora como hijos, ahora como necesitados de cariño, ahora como conjunto de derechos, ahora como sujeto de deberes, etcétera. En conclusión: poder es por lo tanto lo que pretende romper la unidad del hombre.
En esta condición nuestra, que yo llamo "poder" es un sistema o un conjunto de relaciones injustas y arbitrarias que viene difundido por los grandes medios de homologación y de estandarización, como son la publicidad y los instrumentos de comunicación globalizados; esto es transmitido, de modo ejemplar, en los discursos de la mentalidad común y vuelve cada vez, más opaca a la persona humana en su totalidad, ya que instrumentaliza cada una de sus necesidades. Este poder de hecho, no se acerca a nosotros como hombres completos, sino que se nos acerca ahora como productores, ahora como estudiantes, ahora como inquilinos, ahora como consumidores, ahora como hijos, ahora como necesitados de cariño, ahora como conjunto de derechos, ahora como sujeto de deberes, etcétera. En conclusión: poder es por lo tanto lo que pretende romper la unidad del hombre.
Philippe Rekacewicz, Frontiere, Migranti e Rifugiati
Un testo da adottare in tutte le scuole d'Italia e del mondo.
È impossibile parlare delle migrazioni di esseri umani senza evocare i confini che altri esseri umani erigono. La relazione tra i due fenomeni è infatti molto stretta, dal momento che il confine è l’ostacolo più pericoloso in cui si imbatte il migrante, clandestino o meno, nel corso del suo viaggio.
Il confine si inscrive in modo contrastante nel paesaggio: o si impone come una barriera spessa, o finge di sparire. Dà l’illusione di un mondo perfettamente organizzato in regioni e paesi. I confini allo stesso tempo aggruppano gli uomini e li separano. Si muovono nel tempo e nello spazio quando la storia sconvolge la geografia del mondo.
È impossibile parlare delle migrazioni di esseri umani senza evocare i confini che altri esseri umani erigono. La relazione tra i due fenomeni è infatti molto stretta, dal momento che il confine è l’ostacolo più pericoloso in cui si imbatte il migrante, clandestino o meno, nel corso del suo viaggio.
Il confine si inscrive in modo contrastante nel paesaggio: o si impone come una barriera spessa, o finge di sparire. Dà l’illusione di un mondo perfettamente organizzato in regioni e paesi. I confini allo stesso tempo aggruppano gli uomini e li separano. Si muovono nel tempo e nello spazio quando la storia sconvolge la geografia del mondo.
Un modo divertente e musicale d'imparare la storia dell'arte...
da Van Gogh a Frida Kahl, da Warhol a Michelangelo, l'arte é sempre una questione da riscoprire, di trovare nella loro bellezza l'inizio di una voglia di conoscere, la sete di veritá, il risveglio dal sonno profondo in cui viviamo, perché come scrivev Goya in uno dei suoi capricci, "il sonno della Ragione genera mostri".
Tuesday, 4 October 2011
"Tambien la lluvia"
Si se conjugan dos relatos acaecidos en distintas épocas suele ser para extraer un paralelismo en el que los hechos de uno resuenan en los del otro, aportándoles un nuevo significado, y viceversa. Al mismo tiempo o como otra opción, el recurso puede servir para demostrar que nada ha cambiado, a pesar del paso de los siglos, o que los cambios no han sido suficientes. ‘También la lluvia’, el último film de Icíar Bollaín, que cuenta con un guion del reconocido Paul Laverty, explota todas estas posibilidades.
Para llegar a extraer todos esos alcances, la película necesita plantear numerosos elementos que, cuando por fin se hayan conjugado, compondrán una poderosa historia que, más allá de las claras y logradas intenciones de protesta social, contendrá un profundo conflicto humano de gran interés. Con todo ello quiero decir que ‘También la lluvia’ tarda bastante en arrancar, pero que, cuando lo hace y, más adelante, en su tramo final, resulta muy efectiva emotivamente, sin por ello perder la capacidad crítica.
Para llegar a extraer todos esos alcances, la película necesita plantear numerosos elementos que, cuando por fin se hayan conjugado, compondrán una poderosa historia que, más allá de las claras y logradas intenciones de protesta social, contendrá un profundo conflicto humano de gran interés. Con todo ello quiero decir que ‘También la lluvia’ tarda bastante en arrancar, pero que, cuando lo hace y, más adelante, en su tramo final, resulta muy efectiva emotivamente, sin por ello perder la capacidad crítica.
Monday, 3 October 2011
Il buio oltre la siepe (Don't kill a mockingbird) (11-14 anni)
Abbiamo pensato di inaugurare una nuova sezione all'interno del Blog The Great teachers dedicata a "consigli per la lettura" per bambini eragazzi di tutte le età.
Questo il primo contributo.
In questi giorni, mi sono ritrovata in mano un testo che, fin da ragazzina, mi aveva entusiasmato e arricchito. E nel tentativo di risolvere la penuria dei nuovi libri in arrivo a singhiozzo in cartoleria, tipica dei primi giorni di scuola, ho provato a riproporre la lettura a una classe di vivaci dodicenni. Il successo è stato immediato; è incredibile come questo testo vada a toccare i “tasti giusti”in tutte le generazioni.
Un fratello e una sorella di fronte all’estate, al diventare adulti, alle scelte da cui non si torna indietro; e, insieme il ritratto della società americana del sud tra le due guerre mondiali, ambientato in una città che è, come tutte le piccole città, un piccolo mondo, il luogo di partenza per la vita. Una città dove regna l’ignoranza e il pregiudizio (come in tante nostre città) davanti al diverso, al povero, a chi appartiene alle classi inferiori della società. Ma una città che nulla può contro i sentimenti puri, l’innocenza e la speranza di chi guarda tutto con semplicità di cuore; e anche una storia drammatica può essere fonte di speranza agli occhi dei bambini.
Così il romanzo di Harper Lee, edito nel '60, è ancora oggi una delle letture più consigliate per parlare di razzismo e di senso della giustizia.
L'azione si svolge interamente nell'Alabama degli anni Trenta, nella piccola contea di Maycomb, quando il razzismo contro i neri era ancora particolarmente forte, e le disparità sociali una realtà accettata passivamente da quasi tutti i compaesani. Tra i pochi dissidenti, Atticus Finch, avvocato idealista che accetta, pur prevedendo tutte le conseguenze drammatiche, di difendere Tom Robinson, uomo di colore, accusato di aver stuprato una ragazza di Maycomb. Dissidi interiori, dubbi e soprattutto prove soverchianti costellano la difesa dell'avvocato Finch, che si batte disperatamente per quell' "usignolo" (il mockingbird del titolo originale) minacciato di morte.
Ma, dunque, dov'è il "miele" della narrazione? In primo luogo, la vicenda è narrata dalla figlia di Atticus, Jean Louise, da tutti chiamata Scout, che, ormai adulta, rievoca la sua infanzia. Con lei, il fratello maggiore Jem, unito da un legame indissolubile e davvero invidiabile, e il compagno di giochi Dill. Così, giochi, dispetti, scherzi e prove di coraggio segnano le pagine di buonumore, portando la narrazione a fuoco sull'infanzia di questi gianburrasca americani.
Gli eventi degli adulti vengono sempre filtrati dalle coscienze ancora intatte dei ragazzini, che rivolgono domande spesso complesse ad Atticus e alla governante di colore Calpurnia. E le risposte sono colme di bellezza per la loro semplicità, e per la verità che affiora sempre: educare in questo libro significa aiutare i ragazzini a capire, senza allontanarli dalla realtà a volte triste e ingiusta. Accanto all'educazione alla verità, vi è anche l'educazione alla curiosità, che tuttavia mette i ragazzini in pericolo. I tre sono particolarmente attratti da ciò che vedono oltre la siepe, che simbolicamente rappresenta tutto ciò che è sconosciuto. Nell'opera, la siepe divide la casa di Scout e Jem da quella di Arthur (Boo) Radley, personaggio misterioso che in paese ha la fama di essere pazzo e, per questo, perennemente rinchiuso nella sua casa. Nessuno sa come sia Boo, né come passi il suo tempo: sono tutti ottimi motivi per attirare l'attenzione dei tre amici, che negli anni intessono uno strano rapporto con Boo, senza mai vedersi, fino a un evento in cui l'apporto di Boo sarà fondamentale ai fini della storia.
Dunque, molteplici fili si intrecciano per rendere questa narrazione accattivante, pregna di significato e al tempo stesso consigliabile a un pubblico variegatissimo: già alle scuole medie si potrebbe proporre questa lettura, anche per brani antologici. Indimenticabile è anche l'intepretazione di Gregory Peck nel film omonimo (diretto da Robert Mulligan nel 1962), che gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista. Un capolavoro letterario e cinematografico che non può mancare, né si può dimenticare.
Il buio oltre la siepe, Harper Lee, Edizioni Feltrinelli, 2002.
Memorabile scena dell'arringa finale di Atticus Finch in tribunale nella versione cinematografica con Gregory Peck
Questo il primo contributo.
In questi giorni, mi sono ritrovata in mano un testo che, fin da ragazzina, mi aveva entusiasmato e arricchito. E nel tentativo di risolvere la penuria dei nuovi libri in arrivo a singhiozzo in cartoleria, tipica dei primi giorni di scuola, ho provato a riproporre la lettura a una classe di vivaci dodicenni. Il successo è stato immediato; è incredibile come questo testo vada a toccare i “tasti giusti”in tutte le generazioni.
Un fratello e una sorella di fronte all’estate, al diventare adulti, alle scelte da cui non si torna indietro; e, insieme il ritratto della società americana del sud tra le due guerre mondiali, ambientato in una città che è, come tutte le piccole città, un piccolo mondo, il luogo di partenza per la vita. Una città dove regna l’ignoranza e il pregiudizio (come in tante nostre città) davanti al diverso, al povero, a chi appartiene alle classi inferiori della società. Ma una città che nulla può contro i sentimenti puri, l’innocenza e la speranza di chi guarda tutto con semplicità di cuore; e anche una storia drammatica può essere fonte di speranza agli occhi dei bambini.
Così il romanzo di Harper Lee, edito nel '60, è ancora oggi una delle letture più consigliate per parlare di razzismo e di senso della giustizia.
L'azione si svolge interamente nell'Alabama degli anni Trenta, nella piccola contea di Maycomb, quando il razzismo contro i neri era ancora particolarmente forte, e le disparità sociali una realtà accettata passivamente da quasi tutti i compaesani. Tra i pochi dissidenti, Atticus Finch, avvocato idealista che accetta, pur prevedendo tutte le conseguenze drammatiche, di difendere Tom Robinson, uomo di colore, accusato di aver stuprato una ragazza di Maycomb. Dissidi interiori, dubbi e soprattutto prove soverchianti costellano la difesa dell'avvocato Finch, che si batte disperatamente per quell' "usignolo" (il mockingbird del titolo originale) minacciato di morte.
Ma, dunque, dov'è il "miele" della narrazione? In primo luogo, la vicenda è narrata dalla figlia di Atticus, Jean Louise, da tutti chiamata Scout, che, ormai adulta, rievoca la sua infanzia. Con lei, il fratello maggiore Jem, unito da un legame indissolubile e davvero invidiabile, e il compagno di giochi Dill. Così, giochi, dispetti, scherzi e prove di coraggio segnano le pagine di buonumore, portando la narrazione a fuoco sull'infanzia di questi gianburrasca americani.
Gli eventi degli adulti vengono sempre filtrati dalle coscienze ancora intatte dei ragazzini, che rivolgono domande spesso complesse ad Atticus e alla governante di colore Calpurnia. E le risposte sono colme di bellezza per la loro semplicità, e per la verità che affiora sempre: educare in questo libro significa aiutare i ragazzini a capire, senza allontanarli dalla realtà a volte triste e ingiusta. Accanto all'educazione alla verità, vi è anche l'educazione alla curiosità, che tuttavia mette i ragazzini in pericolo. I tre sono particolarmente attratti da ciò che vedono oltre la siepe, che simbolicamente rappresenta tutto ciò che è sconosciuto. Nell'opera, la siepe divide la casa di Scout e Jem da quella di Arthur (Boo) Radley, personaggio misterioso che in paese ha la fama di essere pazzo e, per questo, perennemente rinchiuso nella sua casa. Nessuno sa come sia Boo, né come passi il suo tempo: sono tutti ottimi motivi per attirare l'attenzione dei tre amici, che negli anni intessono uno strano rapporto con Boo, senza mai vedersi, fino a un evento in cui l'apporto di Boo sarà fondamentale ai fini della storia.
Dunque, molteplici fili si intrecciano per rendere questa narrazione accattivante, pregna di significato e al tempo stesso consigliabile a un pubblico variegatissimo: già alle scuole medie si potrebbe proporre questa lettura, anche per brani antologici. Indimenticabile è anche l'intepretazione di Gregory Peck nel film omonimo (diretto da Robert Mulligan nel 1962), che gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista. Un capolavoro letterario e cinematografico che non può mancare, né si può dimenticare.
Il buio oltre la siepe, Harper Lee, Edizioni Feltrinelli, 2002.
Memorabile scena dell'arringa finale di Atticus Finch in tribunale nella versione cinematografica con Gregory Peck
NTA in Japan ~ What is NTA (New Teachers Associations)
NTAはNew
Teachers Association
といい,若い教育者の集まりです。私たちはまだまだ経験も浅いですが,若者と「共にいることで若者がより成長し,より大人に,より自由に,より文化を理解でき,現実をもっと批評的,系統的に見られるように」なれる存在でありたいという希望をもって,それぞれの環境で奮闘しています。職場では個人的な闘いですが,同時に一緒に集まって「真の教育とは何か」を確認しあうことで,共に助け合えるようにしています。例えば,毎月2回,週末の1時間は,教育に関する資料を読んで分かち合いをします。その後,お茶に行ったり,食事をしたりする中で,近況報告や職場での課題を共有し,知恵を出し合います。また,定期的に文化,社会,科学,哲学などの様々なテーマから講演者を招いて,若者のための講演会を企画しています。日本では,教師は学校に拘束される時間が長く,日曜,祝日,夏季・冬季休暇も問わず部活動や学校行事などで出勤しなければならないことが多いです。そのため,私たちにとって,この月2回の集まりは,心身ともに「教育」のために力を蓄える大切な時間となっています。
次回より,月1回のペースで,日本の教育現場からタイムリーなエピソードをお届けしたいと思います。お楽しみに!
NTA (New Teacher’s Association) is a group
for young teachers whose experience is not long enough yet has a strong wish to
become a better educator by encouraging students to grow up, be mature,
liberate themselves, comprehend culture, and more importantly, see the reality
more critically and systematically. In this group, we are trying to help one
another by sharing our idea on “what the real education is about” since we all
work in different school. For instance, we hold a study meeting twice a month
(usually weekend) reading materials related to education. After the meeting, we
go out for lunch or dinner together so that we can continue sharing our
experience as well as discussing on what we should work on for our students.
Furthermore, we have a common work, holding a cultural forum for a youth at
regular basis; we invite a lecturer from various specialized fields (e.g.
scientist, writer, peace activist, scholar, journalist, etc.)
In Japan, teachers are obliged to work a long
hour at school every day. Even on holidays (summer and winter vacations as
well), we have to spend time for sport activity for students and some other
school events. So, this NTA meeting is very important for all of our members
because we can physically and mentally regain our energy keeping always in our
minds that we want to be a humane teacher.
From the next entry on, we would like to
write about some episodes that we are experiencing in each school. So please
keep in touch!
Saturday, 1 October 2011
La evaluación...
L'educatore e l'insegnante, pur venendo spesso pagati con tariffe inferiori a quelle degli altri lavoratori, sono gli unici che si presume possano essere autentici nel rapporto educativo che compete loro, impegnandovisi essi con l'umiltà, la pazienza e l'amore di donazione che rendono "vocazione" la loro professione.
L'insegnante è, anche involontariamente, educatore ed è, come per natura, un'autorità per il giovane, gli sia affidato anche soltanto per poche ore la settimana.
Perciò, egli non può disertare il compito che la parola "autorità" gli prospetta: essa deriva dal latino "augeo" e significa "aumentare", cioè "rendere più grande"; il che la assimila alla parola "maestro", dal latino "magister", sostantivo che si compone con "magis", cioè "di più".
Educare è accompagnare: in questa compagnia educativa, autorità non è dunque chi impone, ma colui stando in compagnia del quale il giovane si sente diventare più grande, più adulto, più libero e più capace di cultura, cioè di una visione critica e sistematica della realtà.
L'insegnante è, anche involontariamente, educatore ed è, come per natura, un'autorità per il giovane, gli sia affidato anche soltanto per poche ore la settimana.
Perciò, egli non può disertare il compito che la parola "autorità" gli prospetta: essa deriva dal latino "augeo" e significa "aumentare", cioè "rendere più grande"; il che la assimila alla parola "maestro", dal latino "magister", sostantivo che si compone con "magis", cioè "di più".
Educare è accompagnare: in questa compagnia educativa, autorità non è dunque chi impone, ma colui stando in compagnia del quale il giovane si sente diventare più grande, più adulto, più libero e più capace di cultura, cioè di una visione critica e sistematica della realtà.
G. R., Per la scuola, 1999
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