Wednesday, 5 October 2011

Philippe Rekacewicz, Frontiere, Migranti e Rifugiati

Un testo da adottare in tutte le scuole d'Italia e del mondo.

È impossibile parlare delle migrazioni di esseri umani senza evocare i confini che altri esseri umani erigono. La relazione tra i due fenomeni è infatti molto stretta, dal momento che il confine è l’ostacolo più pericoloso in cui si imbatte il migrante, clandestino o meno, nel corso del suo viaggio.

Il confine si inscrive in modo contrastante nel paesaggio: o si impone come una barriera spessa, o finge di sparire. Dà l’illusione di un mondo perfettamente organizzato in regioni e paesi. I confini allo stesso tempo aggruppano gli uomini e li separano. Si muovono nel tempo e nello spazio quando la storia sconvolge la geografia del mondo.

Le carte qui esposte sono schizzi fatti a matita, il cui aspetto incerto testimonia la natura del confine stesso: ambivalente e paradossale.
Lo schizzo prefigura la mappa, permette di esprimere più liberamente e più soggettivamente il carattere instabile o arbitrario di queste linee di spartizione, insieme alla diversità del loro statuto.
In questo modo la cartografia incontra l’arte e il cartografo si cimenta in un esercizio che gli permette di essere più diretto e incisivo.
Le carte rispondono prima di tutto alla domanda “dove?” e permettono in seguito di capire “cosa”, cioè in quale modo le comunità umane producono il loro territorio. Dietro ogni mappa, c’è un’intenzione. La mappa nasce da un’idea, è una costruzione mentale prima che cartacea. Lo schizzo mostra l’umore e le esitazioni del cartografo, il quale annota in disordine le idee che costituiranno la trama della storia da raccontare. Il disegno è così concepito e organizzato come un gioco di costruzione: ogni pezzo si trova in contatto con tutti gli altri. Cambiare il posto di uno di questi pezzi significa tornare a ricomporre il paesaggio.
Lo schizzo è un “opera di transizione” malleabile, è il luogo di sperimentazioni grafiche, un rivelatore più autentico e più fedele al pensiero del cartografo rispetto al computer, che invece lo tradisce: cristallizza in modo freddo e artificiale situazioni spesso mutevoli.
È anche più dinamico: movimenti, forme e colori si esprimono in modo più vivace. È possibile rinforzare i tratti, giocare sui contrasti, insistere sul carattere aleatorio della geografia del mondo. Tutto questo suscita un’emozione sia artistica sia politica.




UN MONDO IN MOVIMENTO: PRINCIPALI MIGRAZIONI ECONOMICHE

Philippe Rekacewicz, geografo cartografo Le Monde Diplomatique

a questo link è possibile scaricare mappe, carte e capitoli del libro
http://www.cartografareilpresente.org/article417.html

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