Wednesday 19 October 2011

Ma cosa vogliono questi INDIGNADOS?

Questa mattina, come a molti di voi, sarà capitato di affrontare una classe di dodicenni, quindicenni, diciassettenni che chiedono con la faccia "a punto interrogativo" che cosa sia successo a Roma sabato scorso: scontri, polizie, arresti, camionette dei caramba in fiamme, fumogeni, vetrine spaccate e chi più ne ha più ne metta. Chi è intervenuto in via violenta alla manifestazione ha esattamente ottenuto il risultato sperato. Tutti, dai bimbi nella culla, ai vecchietti al bar davanti a un bicchiere di bianchetto, della giornata degli Indignati italiani ricordano solo questo: violenza, scontri, feriti, arresti.
E allora io ci ho provato: "ma voi sapete, ragazzi, per cosa stavano manifestando quelli che non si sono picchiati"? nessuna risposta.
Le spiegazioni a questo punto sono doverose; e mi appiglio a questo documento, che è il manifesto che ha spinto migliaia di persone in piazza sabato 15 ottobre. Questo dovrebbero ricordare e tenere vivo i nostri giovani ora, non le botte, i black block e i fumogeni!

di Naomi Klein, Vandana Shiva, Michael Hardt, Noam Chomsky e Eduardo Galeano
INDIGNADOS
UN CAMBIO DI REGIME GLOBALE

Il 15 ottobre 2011, uniti nella nostra diversità, uniti per il cambiamento globale, chiediamo una democrazia globale: governance globale del popolo e per il popolo. Ispirati dalle nostre sorelle e fratelli in Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Bahrain, Palestina, Israele, Spagna e Grecia, anche noi chiediamo un cambio di regime: un cambio di regime globale. Nelle parole dell'attivista indiana Vandana Shiva, oggi chiediamo di sostituire il G8 con l'umanità intera, il G7.000.000.000. Le istituzioni non democratiche a livello internazionale sono il nostro Mubarak globale, il nostro Assad globale, il nostro Gheddafi globale. Queste includono il Fondo monetario internazionale (Fmi), l'organizzazione internazionale del commercio (Wto), i mercati globali, le banche multinazionali, il G8, il G20, la Banca centrale europea ed il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Come successo con Mubarak e Assad, a queste istituzioni non sarà permesso di continuare a gestire la vita delle persone senza il loro consenso.
Nasciamo tutti uguali, ricchi o poveri, donne o uomini. Ogni africano o asiatico è uguale ad ogni europeo o americano. Le nostre istituzioni globali devono riflettere questo, o altrimenti devono essere abbattute. Oggi, più che mai, forze globali influenzano la vita delle persone. Il nostro lavoro, la nostra salute, il nostro diritto alla casa, la nostra educazione e le nostre pensioni sono controllate da banche globali, paradisi fiscali, multinazionali e soggette a crisi finanziarie. Il nostro ambiente è distrutto da inquinamento in altri continenti. La nostra sicurezza è determinata da guerre internazionali e dal traffico internazionale di armi, droga e risorse naturali. Stiamo perdendo controllo sulle nostre vite. Questo deve finire. Questo finirà. I cittadini del mondo devono prendere il controllo sulle decisioni che li influenzano a tutti i livelli - dal global al locale. Questa è la democrazia globale. Questo è quello che chiediamo oggi. Come gli zapatisti del Messico, diciamo «Ya basta! Qui il popolo comanda e il governo ubbidisce». Ora Basta! Qui il popolo comanda e le istituzioni globali ubbidiscono. Come gli spagnoli di Tomalaplaza, diciamo Democracia Real Ya!: vera democrazia globale adesso! Oggi ci appelliamo ai cittadini del mondo: globalizziamo Tahrir Square! Globalizziamo Puerta del Sol.


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