(Italia,
1988) di Liliana Cavani
con
Mickey Rourke, Helena Bonham Carter, Andréa Ferréol, Paolo Bonacelli
Francesco
è sicuramente una dei più belli e veri esempi di cambiamento totale del cuore,
per la sua ricerca continua d’immedesimazione nella vita di Gesù, in quello che
faceva, diceva, giudicava, pensava.
Il
film ci mostra un Francesco uomo vero (tanto che il titolo è proprio Francesco e non “san Francesco”; più vicino a noi, uno di noi, uno che apparteneva
a quella comunità di santi che è la Chiesa).
Fin
dall’inizio ci richiama, molto concretamente, Gesù e quello che aveva iniziato
con i “suoi”; i “suoi” (di Francesco, ma anche di Gesù) infatti si ritrovano
qualche anno dopo la sua morte (1226) per ricordarlo. La scena ricorda
l’episodio dei discepoli che nascosti, si ritrovano per parlare di quanto era
loro successo: ci sono Bernardo, Rufino, Leone, Angelo. Poco dopo arriva Chiara
(che vive già in clausura) che non può mancare quest’occasione di rivedere i
suoi amici. Si trovano in una semplice e grezza tenda, in cima a una delle
montagne che circondano Assisi.
Ciascuno
ricorda il momento preciso dell’incontro con Francesco: si ricordano l’ora, come
erano vestiti e le parole esatte che lui ha loro rivolto. Chiara ricorda le
prime occasioni d’incontro con Francesco, come se fossero accadute il giorno
prima. Per alcuni di loro l’incontro è stato sconvolgente, quasi una pazzia;
ognuno ha la sua strada, la sua storia personale che l’ha condotto lì, ma per
tutti loro Francesco è stato veicolo per amare Gesù.
Francesco,
figlio di Bernardone era un giovane di buona famiglia, intelligente, forte (e
in questo ha molti tratti in comune con altre figure che abbiamo visto, come
Charles de Foucault, Madeleine Delbrel, etc); viveva come tutti i giovani del
suo tempo, vestiva alla moda, partecipava a feste e banchetti; aveva dinnanzi
una carriera ben avviata e la prospettiva di una vita agiata, proseguendo
l’attività commerciale di stoffe del padre. Ciò che comincia a produrre in lui
“delle stranezze” (come diranno i suoi) furono gli anni di prigionia in seguito
alla guerra tra Assisi e Perugia. Come prigioniero di guerra, rimane due anni
(le trattative per il rilascio dei nobili furono più lunghe del previsto) a
seppellire cadaveri nelle fosse comuni e assiste alla persecuzione e
all’uccisione di eretici; proprio da uno di questi ottiene una copia di un
vangelo “proibito”, perché scritto in volgare e non in latino (come era ufficialmente
ammesso dalla chiesa), e comincia a leggerlo.
Tornato,
poi, ad Assisi non è più quello di prima e pensa di diventare cavaliere per prendere
parte alle Crociate; ma qualche ora prima di partire, e dopo aver incontrato un
lebbroso che respinge con rabbia, inspiegabilmente cambia idea e regala la sua
nuova armatura al primo giovane della brigata (Angelo, appunto).
Non
riuscirà a staccarsi più dalla lettura di quel Vangelo ritrovato e comincerà a
cercare, anche fisicamente Gesù. La figura che sicuramente richiama è quella
del giovane ricco; ma alla richiesta di lasciare tutto per seguirlo egli
rispose pienamente, a costo di fare disperare sua madre e suo padre, che lo
rinnegherà pubblicamente.
I
giovani che prima lo frequentavano non capiscono questa scelta.
Bernardo
era il notaio che seguiva l’amministrazione della ditta di suo padre e, per
lui, è incaricato anche della causa in tribunale contro Francesco, che aveva
regalato ai poveri il ricavato delle vendite di stoffe; Pietro Cattani è invece
l’avvocato che difende Francesco. Non capiscono il motivo del suo agire, ma non
riescono a dimenticarsi le sue parole e decidono di seguirlo. Sono i primi che
vanno con lui. Danno via tutti i loro beni e scelgono la vita che Francesco
aveva iniziato. In città cominciano tutti a pensare che questi giovani abbiano
perso il senno.
Nel
momento in cui Bernardo apre la sua casa, per regalare tutto quello che aveva,
si presenta da lui anche Leone, un giovane che si era lì recato nella speranza
di ottenere i due levrieri di proprietà di Bernardo; lì incontra Francesco che
lo chiama “pecorella di Dio”, come sua madre lo chiamava da piccolo. Leone
sente su di sé l’affetto, l’amore di chi conosce fino in fondo il suo cuore.
Qualche giorno dopo si presenta da lui. Leone dirà, più tardi, che Francesco
era diventato per lui una nuova famiglia: “madre dolcissima”, padre, fratello e
sorella.
Rufino
è quello che ci mette di più a capire quello che Francesco ha scelto; lui era
il suo “compagno” di guerra e di baldoria, e non si spiega, se non con la
follia, quello che Francesco ha misteriosamente scelto. Un giorno Francesco si
presenta alla sua tavola a banchetto per chiedere l’elemosina e Rufino è
sconvolto. Il giorno dopo si reca al campo dei lebbrosi dove viveva Francesco,
insieme agli altri, per portare loro da mangiare; il giorno dopo ancora; e
anche il giorno seguente. Tutti i giorni andava da loro finché non tornò più
indietro e rimase lì a vivere con Francesco e i suoi fratelli.
Finisce
la Crociata e i cavalieri di Assisi fanno ritorno. Sulla strada, uno di essi,
Angelo, riconosce Francesco che elemosina; porta ancora addosso l’armatura che
gli ha regalato e non si spiega come quel ricco e nobile giovane sia finito lì.
Francesco gli dice semplicemente di andare con lui e Angelo va.
Poi
c’è Chiara. I due si conoscevano già da ragazzi, essendo i due rampolli di nobili
famiglie di Assisi, e Francesco aveva da sempre affascinato Chiara. Lei, come
tutte le donne di buona famiglia, era dedita a opere di carità per i poveri, ma
vuote, perché prive di quell’amore a Gesù che solo Francesco poi le insegnerà.
Il fatto che Chiara decise di seguire Francesco e i suoi fratelli nella vita
povera e comunitaria creò non poco scompiglio, non solo per la posizione
sociale di Chiara, ma soprattutto perché era una donna.
Dato
che la città cominciava a rendere loro la vita impossibile, per chè
scandalizzati dal loro vivere con i più poveri e derelitti della terra, su
consiglio del Vescovo, Francesco decide di richiedere al Papa la benedizione, e
quindi successivamente, l’approvazione della loro Regola di vita comunitaria.
Fin dalla prima benedizione ricevuta da papa Innocenzo III, la notizia di
quello che stava facendo Francesco si diffuse per tutta Europa e moltissimi
giovani accorsero per unirsi a loro; ad essi Francesco diceva semplicemente che
avrebbero dovuto vivere in povertà totale, dando via tutto ciò cui erano attaccati.
Molti di essi se ne andarono, per questo.
Il
diffondersi della notizia, il rischio del formalismo (l’approvazione della
Regola era invece in funzione dell’essere riconosciuti come parte della Chiesa)
e un momento di “deserto” e solitudine per Francesco crearono in lui una crisi;
si ritirò sul monte della Verna, solo, a pregare, accompagnato da Leone che a
distanza lo aspettava. Su questo monte Francesco disperato chiede a Dio una
risposta per trovare un senso di tutto quello che stava facendo, risposta che
non trovava più. Misteriosamente Francesco sviene e si risveglia con le
stimmate alle mani e ai piedi e con una ferita nel costato, segno che Dio aveva
riconfermato la sua scelta di Francesco (così come quella di Gesù) per essere
segno per gli uomini di una umanità nuova.
Francesco,
tra i santi, è indubbiamente quello che più si avvicina a Gesù, uomo vero capace
di totale amore al Padre; era del tutto suo. L’immedesimarsi nella persona di
Gesù avviene per lui in modo quasi violento, brutale, incomprensibile per il
mondo del suo tempo; un giovane ricco, intelligente, pieno di speranze per il
futuro aveva capito che Gesù è la sola speranza per l’uomo e, in base a questo,
sconvolge tutta la sua vita.
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