Thursday 20 October 2011

FRANCESCO


(Italia, 1988) di Liliana Cavani
con Mickey Rourke, Helena Bonham Carter, Andréa Ferréol, Paolo Bonacelli

Francesco è sicuramente una dei più belli e veri esempi di cambiamento totale del cuore, per la sua ricerca continua d’immedesimazione nella vita di Gesù, in quello che faceva, diceva, giudicava, pensava.
Il film ci mostra un Francesco uomo vero (tanto che il titolo è proprio Francesco e non “san Francesco”; più vicino a noi, uno di noi, uno che apparteneva a quella comunità di santi che è la Chiesa).





Fin dall’inizio ci richiama, molto concretamente, Gesù e quello che aveva iniziato con i “suoi”; i “suoi” (di Francesco, ma anche di Gesù) infatti si ritrovano qualche anno dopo la sua morte (1226) per ricordarlo. La scena ricorda l’episodio dei discepoli che nascosti, si ritrovano per parlare di quanto era loro successo: ci sono Bernardo, Rufino, Leone, Angelo. Poco dopo arriva Chiara (che vive già in clausura) che non può mancare quest’occasione di rivedere i suoi amici. Si trovano in una semplice e grezza tenda, in cima a una delle montagne che circondano Assisi.
Ciascuno ricorda il momento preciso dell’incontro con Francesco: si ricordano l’ora, come erano vestiti e le parole esatte che lui ha loro rivolto. Chiara ricorda le prime occasioni d’incontro con Francesco, come se fossero accadute il giorno prima. Per alcuni di loro l’incontro è stato sconvolgente, quasi una pazzia; ognuno ha la sua strada, la sua storia personale che l’ha condotto lì, ma per tutti loro Francesco è stato veicolo per amare Gesù.
Francesco, figlio di Bernardone era un giovane di buona famiglia, intelligente, forte (e in questo ha molti tratti in comune con altre figure che abbiamo visto, come Charles de Foucault, Madeleine Delbrel, etc); viveva come tutti i giovani del suo tempo, vestiva alla moda, partecipava a feste e banchetti; aveva dinnanzi una carriera ben avviata e la prospettiva di una vita agiata, proseguendo l’attività commerciale di stoffe del padre. Ciò che comincia a produrre in lui “delle stranezze” (come diranno i suoi) furono gli anni di prigionia in seguito alla guerra tra Assisi e Perugia. Come prigioniero di guerra, rimane due anni (le trattative per il rilascio dei nobili furono più lunghe del previsto) a seppellire cadaveri nelle fosse comuni e assiste alla persecuzione e all’uccisione di eretici; proprio da uno di questi ottiene una copia di un vangelo “proibito”, perché scritto in volgare e non in latino (come era ufficialmente ammesso dalla chiesa), e comincia a leggerlo.
Tornato, poi, ad Assisi non è più quello di prima e pensa di diventare cavaliere per prendere parte alle Crociate; ma qualche ora prima di partire, e dopo aver incontrato un lebbroso che respinge con rabbia, inspiegabilmente cambia idea e regala la sua nuova armatura al primo giovane della brigata (Angelo, appunto).
Non riuscirà a staccarsi più dalla lettura di quel Vangelo ritrovato e comincerà a cercare, anche fisicamente Gesù. La figura che sicuramente richiama è quella del giovane ricco; ma alla richiesta di lasciare tutto per seguirlo egli rispose pienamente, a costo di fare disperare sua madre e suo padre, che lo rinnegherà pubblicamente.
I giovani che prima lo frequentavano non capiscono questa scelta.
Bernardo era il notaio che seguiva l’amministrazione della ditta di suo padre e, per lui, è incaricato anche della causa in tribunale contro Francesco, che aveva regalato ai poveri il ricavato delle vendite di stoffe; Pietro Cattani è invece l’avvocato che difende Francesco. Non capiscono il motivo del suo agire, ma non riescono a dimenticarsi le sue parole e decidono di seguirlo. Sono i primi che vanno con lui. Danno via tutti i loro beni e scelgono la vita che Francesco aveva iniziato. In città cominciano tutti a pensare che questi giovani abbiano perso il senno.
Nel momento in cui Bernardo apre la sua casa, per regalare tutto quello che aveva, si presenta da lui anche Leone, un giovane che si era lì recato nella speranza di ottenere i due levrieri di proprietà di Bernardo; lì incontra Francesco che lo chiama “pecorella di Dio”, come sua madre lo chiamava da piccolo. Leone sente su di sé l’affetto, l’amore di chi conosce fino in fondo il suo cuore. Qualche giorno dopo si presenta da lui. Leone dirà, più tardi, che Francesco era diventato per lui una nuova famiglia: “madre dolcissima”, padre, fratello e sorella.
Rufino è quello che ci mette di più a capire quello che Francesco ha scelto; lui era il suo “compagno” di guerra e di baldoria, e non si spiega, se non con la follia, quello che Francesco ha misteriosamente scelto. Un giorno Francesco si presenta alla sua tavola a banchetto per chiedere l’elemosina e Rufino è sconvolto. Il giorno dopo si reca al campo dei lebbrosi dove viveva Francesco, insieme agli altri, per portare loro da mangiare; il giorno dopo ancora; e anche il giorno seguente. Tutti i giorni andava da loro finché non tornò più indietro e rimase lì a vivere con Francesco e i suoi fratelli.
Finisce la Crociata e i cavalieri di Assisi fanno ritorno. Sulla strada, uno di essi, Angelo, riconosce Francesco che elemosina; porta ancora addosso l’armatura che gli ha regalato e non si spiega come quel ricco e nobile giovane sia finito lì. Francesco gli dice semplicemente di andare con lui e Angelo va.
Poi c’è Chiara. I due si conoscevano già da ragazzi, essendo i due rampolli di nobili famiglie di Assisi, e Francesco aveva da sempre affascinato Chiara. Lei, come tutte le donne di buona famiglia, era dedita a opere di carità per i poveri, ma vuote, perché prive di quell’amore a Gesù che solo Francesco poi le insegnerà. Il fatto che Chiara decise di seguire Francesco e i suoi fratelli nella vita povera e comunitaria creò non poco scompiglio, non solo per la posizione sociale di Chiara, ma soprattutto perché era una donna.
Dato che la città cominciava a rendere loro la vita impossibile, per chè scandalizzati dal loro vivere con i più poveri e derelitti della terra, su consiglio del Vescovo, Francesco decide di richiedere al Papa la benedizione, e quindi successivamente, l’approvazione della loro Regola di vita comunitaria. Fin dalla prima benedizione ricevuta da papa Innocenzo III, la notizia di quello che stava facendo Francesco si diffuse per tutta Europa e moltissimi giovani accorsero per unirsi a loro; ad essi Francesco diceva semplicemente che avrebbero dovuto vivere in povertà totale, dando via tutto ciò cui erano attaccati. Molti di essi se ne andarono, per questo.
Il diffondersi della notizia, il rischio del formalismo (l’approvazione della Regola era invece in funzione dell’essere riconosciuti come parte della Chiesa) e un momento di “deserto” e solitudine per Francesco crearono in lui una crisi; si ritirò sul monte della Verna, solo, a pregare, accompagnato da Leone che a distanza lo aspettava. Su questo monte Francesco disperato chiede a Dio una risposta per trovare un senso di tutto quello che stava facendo, risposta che non trovava più. Misteriosamente Francesco sviene e si risveglia con le stimmate alle mani e ai piedi e con una ferita nel costato, segno che Dio aveva riconfermato la sua scelta di Francesco (così come quella di Gesù) per essere segno per gli uomini di una umanità nuova.
Francesco, tra i santi, è indubbiamente quello che più si avvicina a Gesù, uomo vero capace di totale amore al Padre; era del tutto suo. L’immedesimarsi nella persona di Gesù avviene per lui in modo quasi violento, brutale, incomprensibile per il mondo del suo tempo; un giovane ricco, intelligente, pieno di speranze per il futuro aveva capito che Gesù è la sola speranza per l’uomo e, in base a questo, sconvolge tutta la sua vita.

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